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Falsificavano documenti per ottenere borse di studio: truffa da un milione di euro in Emilia-Romagna

Tre studenti sono stati indagati per aver organizzato un sistema di falsificazione dei requisiti di accesso alle borse di studio universitarie. Con il servizio illecito gli ideatori guadagnavano dai 300 ai 600 euro per ciascuna domanda presentata, a seconda dell’importo della borsa di studio ottenuta.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Scoperta maxi-truffa da un milione di euro ai danni delle università dell'Emilia Romagna. Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna, in collaborazione con Ergo (l’agenzia regionale per il diritto allo studio), ha indagato tre studenti pachistani per aver organizzato un sistema di falsificazione dei requisiti di accesso alle borse di studio universitarie.

Il servizio illecito veniva pagato dagli studenti e fruttava agli ideatori dai 300 ai 600 euro per ciascuna domanda presentata, a seconda dell’importo della borsa di studio ottenuta. La loro posizione, insieme a quella di un’agenzia immobiliare del centro storico presumibilmente compiacente nel reperimento dei contratti d’affitto da duplicare, è stata sottoposta al vaglio dell’autorità giudiziaria.

Sarebbero più di 300 le persone denunciate, quasi tutti studenti di origine asiatica, che tra il 2018 e il 2019 avrebbero percepito indebitamente varie tipologie di integrazione al reddito. Al termine dell’inchiesta sono stati revocati finanziamenti per circa 544mila euro ed è stata bloccata l’erogazione di ulteriori finanziamenti indebiti per quasi 400mila euro su un ammontare complessivo di oltre 1 milione di euro di contributi controllati relativi alle posizioni segnalate.

Come funzionava la maxi-truffa

Ad oggi, circa 200mila euro sono stati restituiti dagli studenti che hanno commesso irregolarità e sono stati riammessi a proseguire gli studi universitari, nel frattempo bloccati da parte degli Atenei. Gli stessi saranno comunque esclusi dalla percezione di ulteriori borse di studio in futuro. La truffa agli Atenei era portata avanti attraverso il passaparola sui social media, ma anche in presenza all’interno della comunità universitaria.

Le borse di studio, che consistono in erogazioni economiche ed esenzioni dal pagamento delle tasse universitarie, vengono normalmente concesse secondo importi diversificati e fino a un massimo di € 7.987,82 all'anno per studente in base alla condizione del nucleo familiare dei richiedenti e alla loro situazione per quanto riguarda gli alloggi, se studenti "in sede", "pendolari" o "fuori sede", riconoscendo un contributo maggiore a questi ultimi, se titolari di un regolare contratto d’affitto per un immobile situato all’interno del Comune della sede universitaria.

L’oggetto della segnalazione riguardava l’attendibilità della documentazione presentata dagli studenti a supporto delle proprie istanze, inerente sia alla posizione economica (equivalente dell’attestazione ISEE certificata dal Consolato del Paese di origine), sia a quella anagrafica (contratto di locazione immobiliare). Le attività d’indagine sono state quindi mirate a verificare la veridicità dei requisiti di accesso alle agevolazioni economiche concesse dall’Ente regionale e finanziate anche con risorse del Pnrr.

In particolare, l’attenzione dei militari si è concentrata proprio sui contratti d’affitto, riscontrando "grossolane" contraffazioni materiali, tra le quali, per esempio, l’inserimento dei nominativi degli studenti su atti di locazione realmente stipulati da altri soggetti. In alcuni casi, erano anche falsificazioni ideologiche, quindi contratti d’affitto, subentri o subaffitti regolarmente registrati presso l’Agenzia delle Entrate all’insaputa dei proprietari degli immobili e comunque attestanti una situazione non rispondente al vero. Ulteriori falsificazioni sono state riscontrate riguardo alle certificazioni dei redditi del nucleo familiare nel paese d’origine degli studenti, le attestazioni Isee estere, che sono risultate materialmente contraffatte, in quanto disconosciute dal relativo Consolato che avrebbe dovuto emetterle.

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