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Fallimento Mercatone Uno, marito e moglie: “Senza lavoro e inseguiti da clienti infuriati”

L’azienda con un Sms inviato nel cuore della notte tra il 24 e il 25 maggio ha comunicato agli 1.800 dipendenti la chiusura di 55 centri commerciali in Italia. Ed ora sono tantissimi i clienti che chiamano i dipendenti (ora disoccupati) per chiedere conto dei mobili ordinati e mai consegnati.
A cura di Biagio Chiariello
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"Oltre al danno anche la beffa: abbiamo perso dall’oggi al domani il nostro posto di lavoro, nel mio caso sia io che mio marito e ci ritroviamo con i clienti che ci suonano a casa e ci chiamano al telefono per avere indietro o comunque sapere che fine faranno gli acconti dei mobili ordinati e mai consegnati”. Laura Amici, 42 anni di Monte San Vito, caposettore mobili del Mercatone Uno, l’azienda di Monsano fallita nei giorni scorsi, descrive così (al Resto Del Carlino) la situazione a pochi giorni dal crac. Un tragico epilogo che getta ombra sul destino dei circa 1,8mila  dipendenti del gruppo ma anche sulle 500 aziende dell’indotto, che contano quasi 10 mila persone. Tra loro c’è anche Laura.  Solo sabato mattina, accendendo il telefonino, ha scoperto, assieme al marito, di non avere perso il lavoro.

In realtà, che la Shernon Holding srl, proprietaria dall’agosto 2018 della catena Mercatone Uno, avesse delle difficoltà, era risaputo. Eppure il 14 maggio, appena dieci giorni prima, il nuovo proprietario (da agosto scorso) Valdero Rigoni rassicurava Laura (e gli altri dipendenti dei 55 punti vendita in Italia): “Cara Laura, ti comunico che sono consapevole che è da un po’ che non ti scrivo e comprendo che questo possa aver fatto crescere in te perplessità e preoccupazioni. Sto lavorando incessantemente 7 giorni su 7 per portare a termine la ricapitalizzazione che potrà garantire un futuro e un lavoro stabile a noi tutti. Desidero ridare dignità e futuro a questo brand a questa azienda e alle persone che vi lavorano”. Poi sabato mattina, la notizia choc. Troppo profondo quel buco: 80 milioni di euro. “I nostri clienti erano fidati – assicura Laura al quotidiano locale -. Alcuni di loro avevano versato acconti o pagato tutto, parliamo anche di 5mila euro e da dicembre scorso attendevano i mobili. Continuavamo a dire loro che dovevano essere fiduciosi e aspettare. Solo quel maledetto sabato mattina in cui il telefonino ci notificava il fallimento della Shernon abbiamo scoperto di averli traditi ‘inconsapevolmente’. E questo ci fa male”.

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