Faida ‘ndrangheta, uomo dato vivo in pasto ai maiali
"E' stata una soddisfazione sentirlo strillare… mamma mia come strillava, io non ho preso un cazzo … loro dicono che rimane qualche cosa… io alla fine non ho visto niente… per me non è rimasto niente.. Ho detto no, come mangia sto maiale!" Chi parla, scrive Repubblica, è Simone Pepe, intercettato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria. Chi strilla perchè dato in pasto ai maiali è Francesco Raccosta, una delle vittime degli omicidi attribuiti alla cosca della ‘Ndrangheta dei Mazzagatti. I suoi resti non furono mai ritrovati. L'uomo, ritenuto il killer del boss Domenico Bonarrigo, fu rapito il 13 marzo 2012 insieme al cognato Carmine Putrino dagli uomini del clan reggino di Oppido Mamertina. A uccidere i due sarebbero stati Rocco Mazzagatti, Domenico Scarfone, Pasquale Rustico, Simone Pepe, figlioccio di Bonarrigo, ed altri non identificati. Lo stesso giorno cade pure Vincenzo Ferraro e il 10 maggio Vincenzo Raccosta.
Secondo gli inquirenti, tutto è cominciato a seguito di un richiamo del boss Bonarrigo nei confronti dei membri della cosca Ferraro-Raccosta che si erano lasciati andare ad atti di ruberie, persino in Chiesa. Loro, in tutta risposta, l'avrebbero ammazzato. E la faida si è scatenata dirompente. "Lui era già mezzo morto… perché io lo vedo, calcola era diventato nero ‘n faccia, già era nero, appena ha preso le prime tre quattro botte de pala… è stata una sensazione no bella, de più…" è un altro passaggio della delirante confessione di Pepe. Oggi la storia ha avuto un epilogo. I militari dell'Arma, assieme allo Squadrone cacciatori hanno eseguito venti fermi su ordine delle procure di Reggio Calabria e Palmi e del procuratore dei minori Carlo Macri. In manette sono finiti 20 esponenti della ‘ndrina (uno dei quali minorenne) accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, traffico di droga e riciclaggio.