“Faccio fuori te e la tua generazione”: gli audio in cui il padre di Alex Pompa minacciava la madre
"Una sconfitta per noi e per tutte le donne che sono state ammazzate dal compagno o ex" così dice Loris, fratello di Alex, presente quel 30 aprile 2020 quando, ancora in lockdown, Giuseppe Pompa è stato ucciso.
"Oggi provo tristezza – spiega Loris a Fanpage.it – perché oltre ad aver vissuto un inferno per più di 10 anni, ora questo processo. Alex ha difeso sua mamma, se stesso e me. Devo la mia vita ad Alex, senza di lui non saremo qua ma saremmo stati l’ennesimo femminicidio/strage familiare, ci ha salvato la vita e l’ha salvata alla sua mamma, una donna, proprio come tutte quelle ammazzate dal compagno, come Giulia o come tante che ancora oggi soffrono."
L'appello del fratello di Alex, Loris, prosegue: "Alex oggi è un ragazzo di 22 anni, laureato, che lavora, che ha una ragazza e tanti amici che gli vogliono bene, con una vita davanti, non ha senso farlo sprofondare nuovamente in questo incubo, lui la sua pena la sconta già interiormente ogni giorno. Quando potrà finalmente iniziare a vivere? Quando gli sarà permesso avere una vita normale?"
"Non ho niente da perdere, te lo garantisco io. Io ti faccio fuori a te e alla tua generazione, i Carabinieri non arriveranno in tempo" questo uno degli audio, ascoltati durante le udienze pubbliche del processo di primo e secondo grado nel quale Alex Cotoia (il giovane ha nel frattempo cambiato il cognome, ripudiando quello paterno), è stato prima assolto per legittima difesa, in primo grado e poi condannato a oltre 6 anni in appello. Che cosa è cambiato?
"La Corte di Assise di Appello – spiega Claudio Strata, avvocato di Alex Cotoia – non solo ha condannato Alex e quindi c'è stato questo ribaltamento in appello, ma ha ordinato la trasmissione degli atti alla Procura proprio per valutare le dichiarazioni rese da Maria Cotoia e da Loris nel corso del processo, lasciando quindi intendere molto chiaramente che considera le testimonianze di Loris e Di Maria non genuine, come peraltro aveva più volte sottolineato il pubblico ministero".
La Procura di Torino quindi sta valutando di perseguire il fratello di Alex e sua madre perchè, la Corte di Appello li ha ritenuti non attendibili, potrebbero aver alleggerito le loro testimonianze. In questo caso potrebbe condannarli, se venissero ritenuti colpevoli, a una pena tra gli 1 e i 6 anni di carcere.
"Alex è stato condannato per omicidio volontario aggravato dal rapporto familiare – prosegue Claudio Strata – sebbene attenuato dal suo stato di seminfermità, perché è stato riconosciuto un disturbo post traumatico, avendo vissuto in un contesto di violenze da quando era piccolo".
"Alex ha preso sei anni, due mesi e venti giorni – prosegue l'Avvocato Strata – quindi avendo trascorso circa un anno e mezzo in una prima fase, sarebbe costretto a entrare in carcere, se la sentenza venisse confermata. Adesso aspettiamo di leggere la motivazione e sicuramente faremo ricorso per Cassazione, cercheremo di convincere la Corte che aveva ragione il giudice del primo grado. Ecco, su questo siamo pronti a impegnarci come abbiamo fatto dal primo giorno".
"La prima che faccio fuori sei te e poi tutta la tua razza di merda". Agli atti ci sono molti messaggi di questo tipo, tutti con lo stesso tono.
"Loro ormai da anni vivevano con il perenne, costante timore che la mamma fosse ammazzata. Quindi c'era una situazione assolutamente chiara e che è stata ricostruita in modo molto oggettivo. Anche a me sorprende molto che il giudice di secondo grado non abbia creduto che Alex si sia trovato in una situazione di estrema gravità, di un estremo pericolo a cui dover porre in qualche modo un rimedio".
"Se vengono i carabinieri non arrivano in tempo" questa è un'altra delle frasi inquietanti che Giuseppe Pompa ha rivolto alla moglie.
Ma perchè Alex è stato condannato in appello? Apparentemente la Corte ha ritenuto il numero di coltellate inflitte da Alex al padre troppo alto. Giuseppe Pompa è morto per le ferite causate dalle 34 coltellate, inflitte con lame diverse, che Alex gli ha inferto quella sera nella casa di Collegno, durante il primo lockdown per il Covid.
"Qualche interrogativo – spiega l'Avvocato Strata – è il numero delle coltellate, ma gli psichiatri, i consulenti medico legali, tutti hanno spiegato che quello non può essere sintomatico di un qualche cosa che è incompatibile con la legittima difesa, ma il fatto di aver dato tante coltellate gli psichiatri l'hanno spiegato con la necessità di eliminare completamente il pericolo e la necessità per Alex di avere la convinzione che fosse completamente eliminato il pericolo che avevano da anni".
Alex, che ha preso il cognome della madre Cotoia, abbandonando quello del padre Pompo, oltre alla condanna a più di 6 anni, è stato condannato a pagare una provvisionale da 30mila euro allo zio.