Fabrizio Corona dopo gli arresti per lo “scoop” su Messina Denaro: “Io onesto, perquisito per il nome”
"Mi sono comportato come un cittadino onesto, ma siccome mi chiamo Fabrizio Corona si sospetta che abbia fatto qualcosa di losco". Così il fotografo milanese ha commentato, come ha riferito il suo avvocato Ivano Chiesa, la perquisizione che ha subito la scorsa notte dai carabinieri, nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Palermo sul tentativo da parte di un militare e di un politico, che sono stati arrestati, di vendergli documenti ancora coperti da segreto investigativo sulle fasi immediatamente successive all'arresto del boss Matteo Messina Denaro, avvenuto lo scorso gennaio a Palermo.
"Trovo la vicenda assolutamente incredibile", ha aggiunto l'avvocato Ivano Chiesa. "Fabrizio Corona era assolutamente d'accordo con Moreno Pisto (direttore di Mow Magazine) nel fare denuncia. E, inoltre, non ha pubblicato niente, nemmeno di essere stato contattato, che era comunque una notizia". In merito all'accusa di tentata ricettazione il legale non si capacità: "Ma che reato è? Quando c'è di mezzo Corona sembra di stare nel film Matrix in cui diritto e realtà vengono storpiati".
E ancora: "Ogni giorno è pieno di pazzi che gli propongono delle cose, che lui rifiuta, Corona fa soltanto il suo lavoro, cerca gli scoop, e ciò che mi amareggia è che quando c'è di mezzo Corona il diritto e la realtà vengono storpiati", ha continuato l'avvocato Chiesa che ha sottolineato come la denuncia presentata da Pisto sia stata fatta "in accordo con Corona". Il legale ha anche spiegato che "un uomo ha chiesto di incontrarli e si è presentato con dei documenti, loro hanno capito subito che era una polpetta avvelenata, hanno bluffato fingendosi interessati e Pisto ha denunciato in accordo con Fabrizio, capendo la delicatezza della situazione, e non hanno pubblicato alcuna notizia nemmeno di quello strano contatto".
Corona risulta indagato con l'ipotesi di reato di tentata ricettazione, mentre il militare Luigi Pirollo è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d'ufficio, e il complice, Giorgio Randazzo, consigliere comunale di Mazara del Vallo, di ricettazione. Sono state proprio le intercettazioni disposte a carico dell'ex re dei paparazzi a dare input all'inchiesta.
In una delle conversazioni intercettate, risalente al 2 maggio,Corona fa riferimento a uno "scoop pazzesco" di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo, grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano perquisito i covi del capomafia e che volevano vendersi il materiale.