Uccise moglie e figlia, per giudici “motivi comprensibili”. La difesa: “Fecero 11 denunce, pessimo messaggio”
"Duecento pagine di motivazioni che non fanno passare un bel messaggio per le vittime di femminicidio, soprattutto in questo periodo storico. Veniamo dalle sentenze di condanna per il femminicidio di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano, vorremmo che la sofferenza e il dolore delle vittime trovassero una compiuta sistemazione nelle sentenze e in questo caso non è avvenuto".
A parlare a Fanpage.it è Barbara Iannuccelli, avvocata che assiste i familiari di Gabriela Trandafir, 47 anni, e della figlia Renata (22 anni) uccise a fucilate nel giugno 2022 da Salvatore Montefusco. L'uomo è stato condannato a 30 anni di carcere: i giudici hanno riconosciuto per lui le attenuanti generiche, rigettando la richiesta di condanna all'ergastolo evidenziando un presunto "stato emotivo difficile" per il 70enne.
"Come parte civile possiamo impugnare la sentenza solo ed esclusivamente per gli aspetti civilistici. Speriamo che la Procura la impugni per quanto riguarda l'importanza sacrosanta per le vittime di femminicidio di riportare ad equilibrio questa sentenza – ha spiegato Iannuccelli -. Nelle motivazioni della sentenza è stato evidenziato lo stato emotivo dell'assassino e sono state spazzate via circostanze aggravanti importanti, come l'omicidio di Gabriela sotto gli occhi del figlio all'epoca minorenne".
"Non passa un bel messaggio, soprattutto visto il periodo storico attuale. Veniamo dalle sentenze di condanna per i femminicidi di Cecchettin e Tramontano, vogliamo che le vittime siano valorizzate nel loro dolore e questo non è accaduto".
Secondo la legale, le motivazioni della sentenza evidenziano che le due vittime "non sono state credute". "Ci sono ben 11 denunce fatte dalle due donne e sono riportate come incipit della sentenza. La stessa Gabriela denuncia uno stato conflittuale non causato da lei, ma dal marito. In queste pagine, invece, viene trattato come vittima di un clima teso provocato da lui stesso. Ci dispiace registrarlo ma continuiamo ad avere fiducia nella giustizia e speriamo che la Procura possa farsi depositaria di questa istanza di giustizia".
Dopo il delitto, il figlio minorenne di Trandafir era stato affidato alla sorella di Montefusco. "Oggi questo bambino è diventato maggiorenne – specifica – e in aula ha fatto dichiarazioni a favore del padre che riteniamo essere frutto di un ‘lavaggio del cervello'. Ovviamente questo ci dispiace. La famiglia delle vittime non ha fatto richiesta di affido ai tempi perché credeva che l'allora minore avesse bisogno di cure presso una comunità. C'è stata una diatriba familiare per questo, speriamo che l'Appello possa riequilibrare il tutto".