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Euro 2020, appello degli esperti per la finale: “Evitare focolai, in piazza vaccinati o tamponati”

In vista della finale di Euro 2020 che l’Italia di Roberto Mancini giocherà a Londra domenica prossima si moltiplicano gli appelli degli esperti ad evitare che i festeggiamenti per la Nazionale possano provocare un aumento dei contagi da Covid-19. Da Pregliasco a Vaia, da Andreoni a Bassetti: “Piazze a ingressi contingentati e Green pass, tifo può essere micidiale”.
A cura di Ida Artiaco
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È partito il conto alla rovescia per la finale di Euro 2020, in programma domenica prossima, 11 luglio, allo stadio di Wembley, a Londra. In attesa di conoscere il nome della squadra che scenderà in campo contro l'Italia di Roberto Mancini per aggiudicarsi il titolo di miglior team del Vecchio Continente, si stanno moltiplicando gli appelli degli esperti a festeggiamenti e tifo organizzati per evitare che una serata di divertimento si trasformi in un nuovo incubo a causa del contagio da Covid-19. Tra questi c'è Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell'Università statale di Milano, che invoca cautela. "Le scene che abbiamo visto ieri sera durante i festeggiamenti per la vittoria della Nazionale sono qualcosa di micidiale per la trasmissione del virus Sars-CoV-2″, ha detto senza mezzi termini all'AdnKronos Salute, definendo pericolosi i comportamenti dei tifosi che si sono riversati in strada dopo la vittoria degli Azzurri nella semifinale contro la Spagna.

Una situazione, questa, che spera non si replichi in occasione della finale. "Non sarebbe male riuscire a organizzare delle cose per quanto possibile controllate – ha suggerito Pregliasco -, magari con piazze a ingressi contingentati e Green pass, ma credo che sarà difficile. È chiaro che poi i cortei e i caroselli in macchina con i clacson non sono evitabili, ma speriamo di non passare dai clacson alle sirene delle ambulanze. Non è bello perché significa proprio abbassare la guardia e rendere più facile la vita a questo virus". Questo è "un rischio non calcolato", ha concluso l'esperto, ricordando che, per fatti analoghi, "risulta che a Helsinki il 16 e poi il 17 giugno a San Pietroburgo due focolai ci sono stati". L’Istituto per la Salute e il Welfare di Helsinki ha infatti segnalato un grande aumento di casi tracciati su tifosi di calcio tornati dalle due partite che la nazionale finlandese ha disputato nella città russa, distante solo 200 chilometri dal confine tra i due Paesi.

Ma Pregliasco non è stato l'unico a intervenire sulla questione tifo e Covid-19. "È chiaro che qualcosa la pagheremo inevitabilmente in termini di contagi con qualche focolaio", è stato il commento di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. "Ogni volta che ci sono assembramenti e una condizione non controllata qualcosa emerge – ha detto sempre all'Adnkronos Salute -. In questo momento in Italia non c'è una grande circolazione e speriamo che eventi e cluster legati alle partite degli Europei siano modesti". Per Francesco Vaia, direttore dell'Inmi Spallanzani di Roma, l'importante è festeggiare l'Italia "ma senza bagordi e con attenzione ai luoghi chiusi. Se autorizzati, ad esempio piazza del Popolo a Roma, entrino solo vaccinati e tamponati. Se invece sono assembramenti spontanei tra sconosciuti, meglio proteggersi con il distanziamento o la mascherina". Più ottimista Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, secondo cui "abbiamo visto assembramenti peggiori di quelli di ieri sera per la vittoria dell'Italia", come quello dei tifosi dell'Inter alla fine del Campionato. "Oggi il virus – ha concluso – circola molto meno in Italia, con meno di 10 casi per 100mila abitanti. Anche se in piazza ci sono 100mila persone, meno di 10 possono essere positive. È un dato basso. Chiaro, il rischio zero non esiste, ma dobbiamo provare a uscire dalla pandemia, come hanno fatto gli inglesi dicendo che si può convivere con il virus grazie ai vaccini".

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