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Estorsioni e pizzo alla famiglia Gattuso, l’ex della sorella Ida: “Se non li paghi hai finito, sei morto”

Intimidazioni, attentati ed estorsione alla famiglia dell’ex calciatore Rino Gattuso. Secondo quanto rilevato dalle indagini, la ‘ndrangheta aveva chiesto alla famiglia dell’ex campione 3mila euro di pizzo dopo il lancio di una società che investiva nel fotovoltaico. L’ex della sorella Ida le diceva: “Non lo fanno per il lusso, è per il controllo del territorio. Se non li paghi hai finito, sei morto”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avevano dovuto pagare il pizzo per 3mila euro ad Aldo Abbruzzese, 51 anni, e Mustapha Hamil, due uomini legati alla ‘ndragheta. I due estorsori sono finiti in manette, ma per capire l'intera faccenda e la questione ricatti a Ida Gattuso e il più famoso Rino, ex calciatore e oggi allenatore, bisognerà indagare ulteriormente. Secondo gli inquirenti, il 17 ottobre scorso l'auto di Ida Gattuso, sorella dell'ex campione azzurro, è andata in fiamme poco lontano dalla sua abitazione. L'incendio avrebbe potuto avere gravissime conseguenze per le persone che abitano nei palazzi adiacenti, ma il tutto si era "risolto" con l'intervento dei vigili del fuoco.

Il 15 dicembre, però, un'altra auto della donna aveva preso fuoco. A quel punto, la sorella di Gattuso aveva sporto denuncia alla stazione dei carabinieri e aveva offerto ai militari una pista da seguire, citando il nome di Aldo Abbruzzese. Agli inquirenti aveva raccontato di aver saputo dall'ex marito che Abbruzzese aveva chiesto a suo padre tremila euro.

Papà Gattuso vendeva pesce e l'ex marito di Ida Gattuso è un piccolo imprenditore. Secondo quanto emerso dalle indagini però, i due a un certo punto si erano messi in società per un affare nel fotovoltaico. Qui sarebbe entrato in gioco Abbruzzese, che aveva chiesto ai familiari dell'ex calciatore la cifra in contanti. "Quindi è sceso Salvatore in Calabria? – aveva chiesto un'amica di Ida al telefono -. La storia solo tuo fratello la poteva risolvere e nessuno più".

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Da dialoghi come questo, gli inquirenti capiscono che la famiglia Gattuso è vittima delle richieste insistenti della ‘ndrangheta dopo aver ottenuto un finanziamento di 80mila euro per la società creata dal papà dell'ex calciatore e dall'ex marito della vittima. "Il motivo non è il lusso – avrebbe spiegato a Ida Gattuso l'ex compagno in una conversazione telefonica – ma il controllo del territorio. Questi fanno galera e vivono per onore e rispetto. Se tu glielo cacci, dicono ‘allora io non valgo manco una lira'. E hai finito, sei morto".

Secondo l'ex marito della sorella di Gattuso, quella del pizzo sarebbe stata quasi una "procedura automatica" dopo l'ottenimento del finanziamento. Dopo il primo attentato, la donna non aveva risposte e non aveva neppure idea del perché qualcuno le avesse incendiato l'auto. La verità sarebbe arrivata solo una serie di domande rivolte all'ex marito, che le aveva raccontato delle richieste insistenti di denaro e delle intimidazioni della ‘ndrangheta.

Per paura che potesse accadere qualcosa ai due figlioletti, la seconda volta Ida Gattuso si era recata dai carabinieri. Aveva capito che la ‘ndrangheta aveva colpito lei perché era un "obiettivo facile". Dopo gli elementi forniti dalla donna, gli inquirenti hanno scoperto della richiesta di tremila euro e hanno scoperto che presto ci sarebbe stato un pagamento.

Qui era entrato in gioco Rino Gattuso: l'incontro per estinguere il pizzo doveva avvenire in un  bar di Schiavonea il 10 gennaio. Nel locale c'era Abbruzzese ad attendere l'emissario della famiglia Gattuso. L'uomo avrebbe consegnato 2.300 euro, la seconda tranche dei 3mila richiesti.

L'emissario era Salvatore detto "il tedesco" perché residente in Germania e amico fidato di Gattuso. Sarebbe stato proprio l'ex calciatore a inviarlo in Calabria per "risolvere il problema". L'incontro nel bar sarebbe durato solo due minuti.

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