Esplosione deposito Eni Calenzano, la svolta: “C’era ancora benzina nei tubi da pulire”
Le operazioni di manutenzione in corso al deposito Eni di Calenzano, subito prima dell’esplosione che ha causato cinque morti e ventisei feriti, due dei quali ancora in condizioni gravissime, avrebbero riguardato una linea di rifornimento che si pensava fosse stata dismessa, ma che in realtà stava ancora erogando benzina. Esattamente un mese dopo la tragedia, si sarebbe registrata una svolta nell'indagine della procura di Prato, stando alle anticipazioni pubblicate da ‘Il Fatto Quotidiano'.
Gli operai responsabili dei lavori avrebbero allentato i bulloni di sicurezza di un tubo contenente carburante, provocando così l'esplosione causata dal surriscaldamento dei loro attrezzi da lavoro.
La procura di Prato indaga per i reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione o omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Gli inquirenti hanno nominato sei consulenti specializzati in esplosivistica, incendi, chimica, impiantistica strutturale e piani di sicurezza per ricostruire il drammatico scenario e le cause che lo hanno provocato.
Due giorni fa è stata effettuata una nuova ispezione e delle perquisizioni, queste ultime finalizzate al recupero del verbale di un sopralluogo congiunto tra Eni e la ditta Sergen, specializzata nella manutenzione di impianti petroliferi, i cui dipendenti stavano operando sulla linea di benzina che sarebbe all’origine dell'incidente.
Si ritiene che tale documento venga citato in altri atti e riguardi le attività svolte in relazione all’intervento pianificato nell’area del deposito dove si è verificato il disastro lo scorso 9 dicembre.