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Esplosione a Calenzano in deposito Eni

Esplosione Calenzano, il dolore dei parenti dei dispersi: “Vogliamo sapere se possiamo ancora sperare”

Nella sala del Consiglio del Municipio di Calenzano i parenti delle persone disperse in seguito all’esplosione nello stabilimento Eni aspettano, sperano e si disperano. A Fanpage.it raccontano: “Vogliamo sapere se sono vivi, sapere se i vigili del fuoco stanno sentendo dei gemiti sotto alle macerie”.
A cura di Chiara Daffini
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Il silenzio, al quarto piano del Municipio di Calenzano (Fi) dove oggi si è verificata una forte esplosione presso il deposito carburante di Eni, è rotto solo dai pianti soffocati sotto la sciarpa o il collo del giubbotto. Nessuno si è tolto la giacca e nessuno allenta la presa dal cellulare che ha tra le mani: si attende una chiamata, un messaggio, qualunque cosa possa annullare l'angoscia o trasformarla in dolore.

"Mio padre fa l'autotrasportatore per lo stabilimento dell'Eni – racconta una 25enne -. Era andato al lavoro stamattina e non appena ho saputo dell'esplosione ho provato a chiamarlo, ma al telefono non ha mai risposto". Insieme a lei, ad attendere notizie delle persone disperse in seguito all'incidente nell'impianto di via Erbosa, ci sono i familiari più stretti di chi era andato al lavoro e non è più tornato.

Una decina di persone che forse mai si erano conosciute prima e che ora sono unite dalla stessa disperazione, sedute sulle sedie grigie nella stanza del Consiglio comunale di Calenzano, tutte nello stesso angolo della sala, in una prossimità fisica che è anche emotiva.

"Finché non so che fine ha fatto il mio babbo – dice un ragazzo – non posso nemmeno gridare di rabbia". "Troppo presto per parlare e per fare qualsiasi cosa", gli fa eco una signora. Emozioni e reazioni congelate dallo shock e accolte dai quattro psicologi chiamati dal Comune, che siedono in mezzo ai parenti per aiutarli a fronteggiare il dramma.

Poco dopo le 18:30 arriva un ragazzo in bermuda: "Vivo qui ma sono originario di Cirigliano, in provincia di Matera – racconta a Fanpage.it -. Stavo andando in palestra, ma mi hanno chiamato da casa per chiedermi di cercare notizie di un mio compaesano che lavora nello stabilimento dove è avvenuta l'esplosione e ora è disperso. In passato ha anche lavorato con me, spero non sia come temiamo tutti".

Lo spazio di accoglienza è stato predisposto h 24, offrendo ristoro a chi attende. Alle 19:15 arrivano tre uomini con una pila di pizze, lattine di bibite e bottiglie di acqua. "Mi ha chiamato il sindaco – dice Enkel, proprietario di una pizzeria di Calenzano – e mi ha chiesto se potevo dare una mano. Ho messo subito in forno un po' di pizze e le ho portate qui, adesso vado a farne altre".

Le pizze però restano sul tavolo in fondo alla sala, chiuse nei cartoni. All'arrivo del sindaco Giuseppe Carovani la domanda rimbalza di bocca in bocca: "Vogliamo sapere se sono vivi – dice una donna con il caschetto argento -, sapere se i vigili del fuoco stanno sentendo dei gemiti, dei segnali di vita sotto le macerie, solo questo, per capire se possiamo ancora sperare".

Prima delle 20 alcuni familiari lasciano il municipio ed è qui, davanti all'ascensore, che monta di nuovo il dolore: ha il volto di un'anziana che piange, mentre una ragazza accanto a lei la sorregge e un signore schiaccia il pulsante per aprire le porte del vano.

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