Esplosione Beirut, un’italiana a Fanpage: “La terra ha tremato, il cielo è diventato nero”
"Ha tremato la terra, io pensavo fosse un terremoto invece tutti i libanesi hanno detto ‘è una bomba'". È una scena da incubo quella che descrivono i sopravvissuti alle due devastanti esplosioni che hanno distrutto interi quartieri della città di Beirut. Fanpage.it ha contattato Laura, un'italiana che vive nella capitale libanese e ha visto in prima persona gli effetti delle deflagrazioni. Pochi minuti prima era nella zona del porto per delle spese e si era allontanata da poco.
Dove ti trovavi quando si sono verificate le esplosioni?
Ero in macchina, fortunatamente abbastanza distante. Eravamo scesi in quel momento per prendere dei falafel in un negozietto. Ho sentito solo questo gran boato e il cielo si è oscurato.
Che zona è quella del porto?
È la zona centrale di Beirut, prima ancora dell'aeroporto. È la zona che divide il sud dal nord. È pieno di bar, ristoranti, alberghi, abitazioni. C'è di tutto.
È una zona densamente popolata?
S, al porto succede di tutto. Ce n'è uno solo in Libano importante per cui tutto si muove lì.
Qual è l'entità dei danni, da quello che hai potuto vedere?
Ci saranno tanti morti sicuramente. I danni sono ingenti, tutte le zone intorno sono devastate. Tutte. Dove stavo io qualche vetrina si è rotta, quelle più fragili, ma è stato veramente un botto che io non ho mai sentito in vita mia, e io ero distante, a quindici minuti di strada.
Nella zona dove eri gli scoppi hanno fatto danni?
No dove ero io no. Ha tremato la terra, io pensavo fosse un terremoto invece tutti i libanesi hanno detto “è una bomba”. Si vede che loro sono abituati al terrorismo, io no quindi il mio pensiero è stato più umano. Poi la nube ha oscurato tutto il cielo. Poi si è saputo cosa era successo, mi hanno mandato i video.
Cos'hai provato quando hai capito cos'era successo?
Sono addolorata per tutti quelli che stavano lì. Poco fa mi dicevano che lì c'erano tutti i medicinali, le riserve di grano, tutto sta scarseggiando qui tanto che medici libanesi in Italia stavano già facendo raccolte di farmaci da inviare. Ora le riserve che erano al porto sono andate distrutte.
(intervista di Carmine Benincasa)