Esplosione alla Toyota Material Handling di Bologna, 12 indagati: tra loro l’ad della società

Dodici persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Bologna in relazione all’esplosione avvenuta il 23 ottobre dello scorso anno nello stabilimento della Toyota Material Handling Italia a Borgo Panigale, Bologna, che causò la morte di due operai, Fabio Tosi, 34 anni, e Lorenzo Cubello, 37, e il ferimento di altri 11. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo. Si tratta del primo passo formale in inchiesta fino ad ora condotta a carico di ignoti, avviata nei giorni successivi alla tragedia. Le iscrizioni sono funzionali allo svolgimento di una consulenza tecnica irripetibile.
L’esplosione è avvenuta nella centrale termo-frigorifera dell’impianto, un’area dove si trovava un serbatoio collegato all’impianto termico. Secondo quanto emerso, proprio da quel serbatoio sarebbe partita la deflagrazione. L’onda d’urto ha causato la morte dei due lavoratori e il ferimento dei colleghi. Il boato venne sentito in tutto il quartiere di Borgo Panigale.
Chi sono gli indagati per l'incidente alla Toyota di Bologna
Tra gli indagati figurano nomi di primo piano della dirigenza aziendale: Michele Candiani, attuale amministratore delegato di Toyota Material Handling Italia, insieme ai suoi predecessori Ambrogio Bollini e Giorgio Polonio. Con loro, anche tecnici, progettisti e rappresentanti delle ditte coinvolte nella costruzione e manutenzione della centrale termo-frigorifera da cui si sarebbe originato lo scoppio.
Ci sono inoltre Danilo Cerasi, coordinatore del gruppo di progettazione dell’impianto, Tiziano Cavazzuti e Alberto Comastri, firmatari rispettivamente della progettazione elettrica e meccanica, e tre figure apicali della Bettati Engineering Srl, l’impresa installatrice della centrale: Gino Bettati, Giorgio Terzi ed Ettore Cantarelli. Coinvolti anche Enzo Buzi e Alan Manfredini della Termo-in Srl, subappaltatrice della parte meccanica, e Gian Mario Poli della Sit Srl, nominata terzo responsabile dell’impianto frigorifero.
L’indagine: ricostruire l’esplosione
La Procura, con la pm Francesca Rago e la procuratrice aggiunta Morena Plazzi, ha già acquisito ampie documentazioni, ascoltato numerosi testimoni e sequestrato i resti dell’impianto esploso. I reperti, fra cui il serbatoio e l’intera centrale termo-frigorifera, sono custoditi in un’area messa a disposizione dalla stessa azienda.
L’obiettivo è ricostruire esattamente le dinamiche dell’incidente: per questo i consulenti – tra cui docenti universitari ed esperti di impianti industriali – dovranno stabilire le caratteristiche tecniche dell’impianto, la sua progettazione, il processo di installazione e la manutenzione effettuata nel tempo. Dovranno inoltre valutare l’efficacia delle misure di sicurezza adottate e se esistessero dispositivi in grado di prevenire un guasto simile.

La posizione dell’azienda
Toyota Material Handling Manufacturing Italy, in una nota ufficiale, ha confermato "la massima collaborazione con la magistratura e la piena fiducia nel lavoro degli inquirenti". L’azienda ha inoltre ricordato il cordoglio espresso nei giorni successivi all’incidente, ribadito anche dall’ad Candiani davanti ai cancelli dello stabilimento: “La comunità Toyota ha saputo stringersi e sostenersi”.
Lo stabilimento ha ripreso le attività a fine gennaio, dopo una lunga fase di fermo produttivo.