Esplosione alla Toyota, il collega delle due vittime: “Non si può morire per portare il pane a casa”
"All'improvviso ho sentito un boato fortissimo, in un primo momento ho pensato fosse un terremoto. Ma una frazione di secondo dopo ho capito che non lo era. Ho iniziato a correre, vedendo i miei colleghi fare lo stesso. Fortunatamente nessuno è inciampato, caduto, non ci siamo calpestati tra noi. Ma la tragedia c'è stata".
A parlare a Fanpage.it è Angelo, uno dei colleghi dei due operai deceduti nell'esplosione avvenuta mercoledì 23 ottobre alla Toyota Material Handling di Borgo Panigale, a Bologna. Le due vittime si chiamavano Lorenzo Cubello, 37 anni, e Fabio Tosi, 34.
Feriti anche altri 11 lavoratori, il più grave, un 24enne, è ancora ricoverato in Rianimazione all'ospedale Maggiore di Bologna. La prognosi è sempre riservata.
"Sarò stato a 7/8 metri dall'esplosione, la mia mansione prevedeva che passassi davanti al luogo dove è avvenuta- ricorda ancora il dipendente – Ma per fatalità o destino, in qualsiasi modo lo si voglia chiamare, non mi trovavo lì nel momento della tragedia".
Secondo quanto riferisce Angelo, problemi all'interno dell'azienda c'erano sempre stati, soprattutto qualche infortunio. "Facevamo anche scioperi – ricorda – ma il giorno dopo si tornava a lavorare, a produrre, come se nulla fosse successo". In base ai primi accertamenti di Carabinieri e Vigili del fuoco, coordinati dalla Procura, sembra che a esplodere, danneggiando gravemente un capannone, sia stato lo ‘scambiatore' di un sistema di condizionamento situato in un'area esterna.
Ieri, giovedì 24 ottobre, la direzione ha comunicato ai rappresentanti dei lavoratori la sospensione delle attività nello stabilimento. "Non ci hanno ancora detto quanto rimarrà chiusa la fabbrica, sappiamo solo che siamo stati messi in cassa integrazione, ma non se la restante parte verrà integrata dall'azienda", spiega ancora Angelo.
"Fabio e Lorenzo erano miei colleghi strettissimi. – ricorda il giovane – Fabio era il mio superiore, mi diceva ogni mattina quale mansione dovessi svolgere. Erano bravissime persone, mangiavamo, prendevamo il caffè e scherzavamo insieme".
"Bisogna fare di più, non è possibile che ogni giorno muoia qualcuno. Qui a Bologna, in Emilia Romagna, ancora di più. Sarà la presenza di tante grandi azienda, ma non è possibile svegliarsi la mattina, venire al lavoro, fare un'attività che ti fa portare il pane a tavola e poi non poter rientrare più a questa tavola".
In giornata inizieranno le autopsie sui corpi dei due operai deceduti. Il fascicolo per omicidio colposo e lesioni colpose (sono 11 gli operai rimasti feriti), affidato alla pubblico ministero Francesca Rago, al momento è ancora contro ignoti. Anche il medico legale ha effettuato un sopralluogo nell'area dell'esplosione per giungere a una ricostruzione delle dimensioni dello scoppio e l'impatto sulle vittime.
L'ad della Toyota Material Handling: "Le due vittime hanno salvato una persona"
"Noi vogliamo ripartire velocemente ma dobbiamo lasciare il tempo a tutti gli organi investigativi di capire cosa è successo, la dinamica non è chiara, quindi ci sarà tempo per comprenderlo", ha detto Michele Candiani, l'amministratore delegato della Toyota Material Handling che nella mattina di oggi, venerdì 25 ottobre, ha parlato ai cronisti davanti allo stabilimento bolognese.
"Oggi è la giornata del rispetto verso questi due poveri ragazzi che sono finiti cosi'", aggiunge. I due operai morti nello scoppio allo stabilimento "sono stati dei leoni perché sono stati coraggiosi, sono entrati, hanno prestato immediatamente soccorso alle persone".
"Ho saputo ieri che una persona si è salvata grazie a loro e quindi quello che dico è che io ho visto un'evacuazione, pur in una situazione drammatica, un'evacuazione ordinata, fatta da persone addestrate, capaci, ho visto una squadra di emergenza pronta e coraggiosa che ha salvato una vita e quindi ho visto la comunità Toyota, perché noi siamo una comunità, stringersi e sostenersi uno con l'altro", aggiunge.
Ha collaborato Gabriele Mento