Esame di Maturità negato a Nina, ragazza Down di 19 anni: “Scuola irremovibile, è un’ingiustizia”
Nina Rosa Sorrentino è una ragazza Down di 19 anni amante della danza e della musica. Quest'anno, come altri suoi coetanei, avrebbe dovuto sostenere l'esame di Maturità, in programma dal 21 giugno, e prendere il diploma, ma la sua scuola, il Liceo Sabin di Bologna, dove era iscritta all'indirizzo di Scienze Umane, le ha negato questa possibilità perché per lei "sarebbe stato troppo stressante".
Così, si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. La sua storia è stata raccontata dai genitori sulle pagine del Corriere della Sera. "Il futuro di nostra figlia ora è in sospeso, ma per lei vogliamo puntare al massimo delle sue possibilità. È un suo diritto", hanno detto Alessandro e Francesca, che più volte dall'inizio del triennio avevano chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati (che alla fine del quinquennio fa ottenere solo un attestato di competenze) a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l'ammissione al vero e proprio esame di Maturità.
Ma il liceo Sabin non ha ritenuto di assecondare la richiesta, così l'unica possibilità per i genitori per far tentare a Nina l'esame il prossimo anno è stato ritirarla dalla scuola. Altrimenti avrebbe dovuto ricominciare daccapo, a settembre, dalla prima superiore.
"È un’ingiustizia" ne sono convinti i genitori, che hanno aggiunto: "Non volevamo metterci in contrasto con la scuola appena arrivati, anche perché ci dissero che il percorso si poteva modificare in qualsiasi momento". Ma così non è stato.
Si sono fatti affiancare dal Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), dall’associazione nazionale CoorDown e dai docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, per realizzare un progetto-pilota per Nina e la sua classe, ma poi a inizio marzo è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare "senso di frustrazione", come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo.
"Il perché è quello che ci tormenta. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci", hanno sottolineato ancora i genitori, che hanno concluso: "Cercheremo un’altra scuola da settembre disposta a sostenere nostra figlia in una programmazione personalizzata verso l’esame di Maturità. Per noi è importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti, non solo per Nina, ma per tutta la società".