“Esagerata risposta infiammatoria”. Così il militare è morto dopo il vaccino AstraZeneca
Una "esagerata risposta infiammatoria". La procura di Siracusa, con un comunicato ufficiale, ha chiarito nel dettaglio le cause del decesso di Stefano Paternò, il sottufficiale della Marina militare di 43 anni, morto il 9 marzo nella sua casa di Misterbianco, quindici ore dopo la somministrazione della prima dose di vaccino Astrazeneca. Le indagini condotte dalla magistratura siciliana, dirette dal Sostituto Procuratore Gaetano Bono e coordinate dal Procuratore della Repubblica Sabrina Gambino, dunque "hanno fatto luce sulle cause del morte".
Quindi la relazione dei consulenti tecnici del pubblico ministero ha stabilito "la sussistenza di una relazione causa-effetto con la somministrazione del vaccino Astrazeneca", si legge nella nota della procura che però sottolinea "è bene però precisare, anche al fine di evitare la diffusione di fake news o la strumentalizzazione della notizia in chiave antivaccinale, che ciò non implica affatto un problema di sicurezza del vaccino Astrazeneca/Vaxzevria, tanto che le fiale sono già state dissequestrate, dopo che il lotto ABV2856 somministrato al Paternò è stato analizzato, insieme con altri sei lotti, dall'Istituto Superiore di Sanità e dal corrispondente istituto olandese (Rivm) che aveva rilasciato l'autorizzazione alla commercializzazione del vaccino".
“Il decesso di Paternò, infatti, – spiega sempre la Procura – è ascrivibile alla sua risposta individuale al vaccino, in virtù della concomitanza con la pregressa infezione da SARS-Cov2, decorsa del tutto asintomatica (come testimoniato dalla debole positività ai tamponi molecolari e dalla presenza di IgG a titolo significativo, ma non di IgM) e ciò ha comportato una risposta anticorpale che si è aggiunta alla risposta immunitaria del vaccino, comportando una risposta infiammatoria esagerata”.
I risultati degli esami istologici – sottolinea ancora la Procura siracusana – hanno accertato la “presenza di elevati livelli di IL-6, una citochina espressione dell’attivazione di un processo infiammatorio intenso che appartiene alla manifestazione clinica della malattia, nel periodo della cosiddetta ‘tempesta citochinica', ma che può appartenere alla sindrome post-vaccinica denominata ADE (Antibody-dependent enhancement)”. Pertanto, presupponendo l’ADE una eccessiva attivazione immunitaria, si è attivato un meccanismo tale da condurre ad un danno tissutale polmonare con l’evoluzione verso un quadro di sindrome da distress respiratorio acuto, cd. ARDS”.
Non esistono dubbi in merito alla notevolissima entità del danno polmonare – conclude la nota – tanto da configurarsi un quadro incompatibile con la respirazione e quindi con il mantenimento delle funzioni vitali: sul punto basti ricordare che, come unanimemente accettato dalla comunità scientifica internazionale richiamata nella letteratura citata dai consulenti tecnici, la tempesta citochinica tipica, che si vede in caso di infezioni da SARS-Cov-2 e in caso di ADE, ha il polmone come precipuo organobersaglio”.