Ma questi campioni del progressismo, della Buona Scuola, dell'Italia giusta, del Cambia Verso – chi ha altri hashtag li metta – dove sono, oggi che Erri De Luca, professione scrittore, va a processo a Torino per aver detto – cioè affermato, dichiarato – che «la Tav va sabotata» ? Dove sono questi campioni della libertà di espresssione, della libertà di stampa, dove quelli del "Je suis Charlie Hebdo", dove quelli del "Non si tocchi l'articolo 21 della Costituzione". Mi giro e non vedo nessuno, solo un uomo con la camicia celeste che oggi, a Torino, si è presentato e si è seduto davanti a una corte, coi carabinieri alle spalle, il cancelliere, lo stenografo e tutto.
In un altro Paese – nella vicina Francia, ad esempio – un caso del genere sarebbe diventato d'interesse nazionale. Ma non quello nostro, morboso, da articolessa e polemica televisiva in seconda serata, non quel tipo di attenzione sterile, incapace di partorire una presa di coscienza. Oggi, organizzato dalla Camera dei Deputati, è andato in scena un convegnone pomposo e inutile dal titolo "L’Italia cambia. Cambia il giornalismo?". Ecco, l'Italia cambia ed è sempre più insensibile alla difesa della "parola contraria". Immaginatevi in questo contesto un giornalismo schiavo della voce del padrone – e di quella delle aziende costruttrici di linee ferroviarie – com'è potuto diventare.