“Ero un clochard, ora sono un infermiere laureato con 110 e lode”
I problemi in famiglia, le violenze psicologiche e fisiche, poi la decisione di andare a vivere in auto e quella, contemporaneamente, di non abbandonare gli studi: è una storia a lieto fine quella che arriva dall'Abruzzo, dove un giovane dopo aver vissuto da clochard è diventato infermiere, e per di più potrà svolgere il suo lavoro nel bel mezzo di una pandemia. La storia è stata raccontata dal protagonista stesso sulle pagine del blog "I due punti.it".
"Purtroppo -racconta il ragazzo – negli ultimi anni mi sono ritrovato difronte all’evoluzione di tanti conflitti famigliari, non delle semplici discussioni adolescenziali ma delle situazioni che mi hanno davvero creato sconforto, tristezza e dolore morale non di poco conto. Così è arrivato quel giorno in cui ho deciso che ormai non avevo davvero più nulla da perdere e, senza sapere dove dormire, dove mangiare o di che vivere ho lasciato la mia casa". Il giovane, quindi, si è ritrovato dall'oggi al domani senza più un tetto sulla testa, in una situazione molto difficile anche a livello economico, costretto a chiedere aiuto agli amici per mettere insieme il pranzo con la cena: "Ho dormito del tempo in macchina, ho mangiato quel che potevo e ciò nonostante sono riuscito a frequentare l’università".
La svolta della sua vita è arrivata con la conoscenza di due infermieri che l'hanno aiutato accogliendolo a casa loro: "Mi hanno trattato come un figlio e mi hanno fatto sentire con quei piccoli gesti giornalieri a casa, mi hanno fatto sentire in famiglia, quella famiglia con il valore che tanto cercavo: l’amore". Il ragazzo ha continuato a studiare con impegno e oggi egli stesso è diventato un infermiere, "grazie alla solidarietà del personale della ASL 4 di Teramo e dell’OPI di Teramo, in loro ho trovato conforto, appoggio, comprensione e solidarietà: penso che siano valori non di poco conto, mi hanno fatto sentire amato e in famiglia. Spero che tutti coloro che stiano vivendo una brutta situazione abbiano qualcuno su cui contare, primo fra tutti se stessi, spero che non perdano mai la speranza che le cose a volte possano andare anche bene e spero che la mia storia sia di esempio a tante persone affinché ci si possa essere più vicini e solidali specie in questo momento storico in cui il covid-19 ci tiene lontani ma, per essere vicini e non sentirsi soli a volte basta una frase, un piccolo gesto o un buongiorno detto con il sorriso, a tutti".
Il giovane ha quindi ringraziato "il personale medico-infermieristico dell’Ospedale G. Mazzini di Teramo, all’Università degli Studi dell’Aquila e all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo. Dedico a voi tutta la mia riconoscenza e la mia laurea con 110 e lode. Mi avete fatto diventare un infermiere ma non solo, mi avete insegnato dei valori umani e mi avete reso la persona adulta che sono oggi".