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“Ero Michela, ora finalmente sono Mattia”: la storia di un ragazzo e della sua transizione

Con un lungo post su facebook Mattia, nato Michela, racconta gli ostacoli e i timori di affrontare un percorso di cambiamento che l’ha letteralmente trasformato, facendolo diventare quello che da anni voleva essere, un uomo eterosessuale. Gli scontri con le famiglie delle sue fidanzate, i padri che vietavano alle loro figlie di incontrarlo per paura che potessero ‘infettarsi’. “Sono stato fortunato – dice – a Ciro e Maria Paola non è andata così bene”.
A cura di Gianluca Orrù
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Mattia Linarello è un ragazzo trentenne in forma, fisicamente curato, con una bella barba e le lenti dei grandi occhiali che proteggono il suo sguardo intenso. Quando ha deciso di sfogarsi su Facebook, lo ha fatto perchè la storia di Ciro e Maria Paola lo ha profondamente colpito: gli ha ricordato di quella sua fidanzata che non poteva parlare con lui perchè il papà le strappava il cellulare, di quelle famiglie che si sono rifiutate di incontrarlo, di quelle ragazze che lo hanno lasciato perchè "gli mancava qualcosa".

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Entro due anni, a seconda di come procede la lista d'attesa all'ospedale Le Molinette di Torino, Mattia compirà l'ultimo passo della sua transizione effettuando un'operazione di falloplastica in cui gli verrà costruito un pene. Il suo percorso però è cominciato 6 anni fa, quando aveva 26 anni e ha deciso che era pronto per cominciare a diventare quello che si sentiva da sempre.

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"Fino a quel momento – racconta Mattia – io pensavo di essere lesbica. Mi sono sempre piaciute le donne e non ho mai avuto rapporti che con donne. Però sentivo che mi mancava qualcosa, che non ero rea

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lmente io. Così mi sono informato e grazie a un centro specializzato in disforie di genere ho iniziato il mio percorso, che è stato anche legale. E' un giudice che decide se puoi o non puoi avere dei documenti al maschile e per poterli richiedere devi affrontare l'intervento demolitivo".

L'intervento demolitivo consiste in una mastectomia e in una isterectomia, la rimozione dei seni e dell'utero. Questo tipo di intervento è definitivo e soltanto dopo si possono richiedere i documenti di identità che rispecchino il cambiamento di genere, che Mattia vive con una maturità e una disinvoltura che si ritrovano anche nel suo modo di camminare.

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"Con questo intervento ho rinunciato alla possibilità di avere dei figli – spiega Mattia – ma era più importante diventare ciò che volevo diventare. Dire che sono un uomo trans eterosessuale è corretto, ma io toglierei la parola trans. Io sono un uomo eterosessuale".

Poi racconta di come abbia avuto dei problemi anche a casa: a fronte di una mamma più vicina, suo papà inizialmente ha avuto delle difficoltà ad accettare il percorso di transizione. Poi però, dopo l'intervento, anche lui "non ha più sbagliato un pronome e mi ha sempre chiamato Mattia".

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"A volte, quando pensiamo che tutto va male, che gli altri non ci capiscono, quando ci sentiamo soli, non ci viene in mente che ci sono persone come noi che stanno vivendo drammi molto più intensi, molto più grandi. Con tutto quello che è successo a Ciro e Maria Paola, io mi sento fortunato. Poteva capitare anche a me".

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