Eredità degli Agnelli: indagati anche Lapo e Ginevra Elkann, ipotesi truffa ai danni dello stato
Si allarga l'inchiesta sull'eredità della famiglia Agnelli. Dopo John Elkann, infatti, la Procura di Torino ha iscritto nel registro degli indagati anche il fratello Lapo e la sorella Ginevra. Tra le ipotesi di reato c'è anche la truffa ai danni dello Stato per le tasse di successione. Il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti avevano già indagato il commercialista della famiglia Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grunigen, esecutore testamentare di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli. Non ci sarebbero state perquisizioni.
La scorsa settimana, accogliendo parzialmente il ricorso presentato dagli avvocati di John Elkann e di Ferrero, il tribunale del riesame aveva ordinato alla procura di restituire quasi tutto il materiale preso in consegna dalla Guardia di Finanza "qualora non detenuto per altra causa". Giovedì i pm hanno notificato per la seconda volta agli indagati il provvedimento di sequestro e dal documento, oltre al coinvolgimento di Lapo e Ginevra, si ricava che l'indagine è diventata più ampia.
Al centro resta il patrimonio riconducibile a Marella Caracciolo, la moglie di Gianni Agnelli, deceduta a 92 dopo una lunga malattia nel febbraio del 2019, nonna di John, Ginevra e Lapo. Se in un primo momento si ipotizzava una dichiarazione infedele dei redditi della donna per il 2018 e 2019, adesso si risale fino al 2016. La contestazione è legata al trattamento fiscale del vitalizio che, in base a un accordo preso nel 2004, riceveva da Margherita, la figlia, che aveva rinunciato all'eredità paterna in cambio di una ‘buonuscita' quantificata, all'epoca, in un miliardo e 272 milioni di euro.
Ora c'è anche un'ipotesi di truffa ai danni dello Stato, che probabilmente si riferisce a tasse di successione che avrebbero dovuto essere versate in Italia. Secondo i magistrati, Marella Caracciolo manteneva in Svizzera una residenza fittizia mentre dimorava stabilmente a Torino. Circostanza che ha fatto parlare gli ambienti investigativi di"strategia dell'evasione".