Erba, Marzouk: “Reperti bruciati e buchi nelle intercettazioni: il sistema ha sbagliato”
Mentre in Tribunale viene depositata l'istanza di revisione del processo per la strage di Erba che ha visto condannati in via definitiva all'ergastolo Olindo Romao e Rosa Bazzi, Fanpage.t ha intervistato Azouz Marzouk. Rispettivamente marito e padre di due vittime della strage, Raffaella Castagna e il piccolo Youssef, di due anni, proprio Azouz che nel processo è una delle vittima, ha deciso di presentare istanza di revisione per quelle che ritiene essere gravi lacune nelle indagini.
Ha dato mandato un team di specialisti di fare nuove indagini sulla strage
"Stiamo cercando quello che cercavo io già da anni".
Lei crede veramente nell’innocenza di Olindo e Rosa, condannati in Cassazione?
"Non credo alla loro innocenza, ma non penso che abbiano agito come dicono le indagini, La loro colpevolezza, ecco, non m’appare".
Perché critica le indagini dell’epoca?
"Le indagini sono state gestite male, ma non per incompetenza, per coprire il vero assassino o i veri assassini".
C’è stata una denuncia da parte sua per quei reperti che sono stati distrutti e su quella si basa anche la richiesta di revisione del processo.
"Sì. Infatti, penso che quei reperti (distrutti il 12 luglio 2018, prima della sentenza della Corte di Cassazione, ndr) contenessero informazioni preziose. Se non avessero portato a nulla non sarebbero stati distrutti lo stesso giorno che la Corte doveva decidere. Questo mi ha dato la certezza che c’era qualcosa in quei reperti".
Chi sarebbe secondo lei l’autore della strage o gli autori della strage?
"Ho la mia idea, ma non dirò qual è. Leggete le carte e capirete, ci sono molti punti interrogativi".
Quali?
"Se leggete le carte vi accorgerete, per esempio, che nelle intercettazioni ci sono dei pezzi mancanti. Mario Frigerio (il supertestimone a carico degli imputati, ndr) in ospedale era sotto intercettazione. Quando i carabinieri sono andati a fargli gli auguri (di Natale, ndr) in ospedale, l’intercettazione si è fermata per venti minuti, perché? Seguono i quattro giorni successivi dove non si registra nulla, anche qui, perché?".
Com’è la sua vita oggi?
"Vivo in Tunisia ho un minimarket in cui lavoro con cui mio fratello. Sono sposato e ho tre figlie, viviamo qua".
Dove sono sepolti Youssef e Raffaella, perché sono sepolti in Tunisia, vero? Va spesso a trovarli?
"…Sì, sicuramente".
Ha spiegato alle tue figlie cosa è successo al loro fratellino?
"Sì sanno, sanno… La mezzana e la grande, sanno. Ci sono le loro foto in casa nostra e loro spesso mi chiedono della ‘zia Raffaella’ la chiamano così. Sanno che non ci sono più, ma non sanno come è successo. Sanno che sono con Dio. È stato difficile spiegare loro e forse la grande, sa, perché ha sentito alla televisione e lei parla italiano".
È stato oggetto di un decreto di espulsione
"Sì, sono stato espulso. Loro mi hanno dato l’espulsione, uno dei motivi che mi convince che loro non mi vogliano intorno è che io cercherei la vera verità. Sono quasi 8 anni che non vengo in Italia, l’ultima volta è stato il maggio del 2011. Se fossi stato in Italia sicuramente avremmo avuto più passi avanti. Loro mi hanno dato un’espulsione non amministrativa, giudiziaria, che dipendo sempre dal giudice come se fossi stato io l’assassino dei miei familiari. In Italia, ce n’è di brava gente, ma è il sistema le persone che ho conosciuto sono bravissime mi sono state vicine mi hanno aiutato, ma è il sistema che mi ha fregato".