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Guerra in Ucraina

Era un “bimbo di Chernobyl”, Dimitri torna a Padova dalla famiglia che lo aveva accolto 25 anni fa

Erano chiamati i “bambini di Chernobyl”. Venivano ospitati durante l’estate in varie località d’Italia per guarire dalle radiazioni. Oggi, uno di loro, è tornato con tutta la sua famiglia da Artemio Berto, che lo aveva salvato quando era un bambino. Si chiama Dimitri Bratina, ha 34 anni, una moglie e una figlia, ed è tornato a Padova.
A cura di Elia Cavarzan
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Nel 1997, Dimitri Bratina aveva solo 11 anni ed era uno dei tanti bambini che tramite degli appositi canali internazionali di solidarietà scendeva in Italia durante l'estate per trascorrere qualche mese al sicuro dai venti radiattivi della centrale di Chernobyl. Venivano chiamati "i bambini di Chernobyl" e beneficiavano di questi "soggiorni di risanamento" grazie alla solidarietà di molte famiglie italiane.

La storia a volte si ripete, ma questa volta sotto altre spoglie. Il piccolo Dimitri ora ha 34 anni, è sposato con Alexandra e ha una figlia di quattro anni. Per l'intera famiglia, scappare dall'Ucraina sotto le bombe ha significato una sola cosa: l'indirizzo di casa dove un tempo, Dimitri, trascorreva il suo periodo di risanamento contro le radiazioni. La famiglia che l'ha accolto per la seconda volta a distanza di decenni è veneta, di Saonara, in provincia di Padova.

Artemio Berto, il padovano ospitante nonché ex consigliere comunale di Saonara, ci racconta: "Siamo sempre rimasti in contatto in tutti questi anni con Dimitri. Da quella lontana estate del 1997 in cui Dimitri era venuto qui da noi per stare lontano dall'aria radiattiva, ci siamo sempre sentiti. Sono anche andato a trovarli in Ucraina. Non le dico la festa e l'accoglienza che ci fecero quella volta, a pensarci mi vengono ancora i brividi".

Artemio Berto in visita a Kiev
Artemio Berto in visita a Kiev

Poi, l'inesorabile avvicinarsi della storia recente. La Russia che invade l'Ucraina e la fuga verso l'Europa. Artemio continua a raccontarci: "Già a partire da gennaio avevamo sentito Dimitri per chiedergli cosa stava accadendo in Ucraina e fin dall'inizio di febbraio gli avevamo offerto la nostra ospitalità in caso di necessità. Quando è scattata l'invasione russa, eravamo già pronti a ospitarli. Ora, abbiamo dato alla famiglia di Dimitri l'appartamento di mia figlia che al momento si è trasferita da noi. Tutti noi abbiamo deciso che era la cosa più giusta da fare".

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