Epatite sconosciuta nei bimbi, cosa sappiamo finora: il punto dell’Iss
Le indagini tossicologiche svolte finora hanno stabilito che la causa più probabile dell’Epatite sconosciuta che colpisce i bimbi sia di tipo infettivo mentre in base al quadro epidemiologico e clinico dei pazienti sembra escluso un collegamento con esposizione a sostanze tossiche. A spiegarlo è l'Istituto superiore di sanità (Iss) facendo il punto su cosa sappiamo finora sulle epatiti pediatriche di origine misteriosa segnalate per prima nel Regno Unito e ora con primi casi anche in Italia. Le indagini microbiologiche hanno escluso i virus dell’epatite A, B, C, D ed E in tutti i casi e informazioni dettagliate raccolte attraverso un questionario relativo a cibi, bevande, abitudini personali dei casi non hanno evidenziato esposizioni comuni. Purtroppo al momento però nessuna delle teorie formulate sull’origine ha avuto un riscontro attraverso evidenze scientifiche quindi siamo ancora in una fase preliminare di studio e analisi.
Quattro casi di epatite sconosciuta accertati in Italia
L’Iss ricorda che ogni anno in Italia, come negli altri paesi, si verifica un certo numero di epatiti con causa sconosciuta, e sono in corso analisi per stabilire se in questo caso ci sia effettivamente un eccesso di episodi. Per quanto riguarda il maggior numero di casi accertati finora, ovviamente bisogna guardare al Regno Unito che ha segnalato oltre 100 bambini di età inferiore a 10 anni colpiti d cui 8 hanno avuto bisogno anche di un trapianto di fegato. Oltre a i casi in Scozia, sono stati identificati oltre 60 casi di epatite misteriosa in bambini precedentemente sani sotto i 10 anni anche in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, la maggior parte di età compresa tra 2 e 5 anni. Molto meno marcati i numeri negli altri Paesi. Al 21 aprile 2022, i casi di epatite acute sconosciuta in bambini sono stati riportati in Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Romania, Spagna, potenzialmente in Svezia, il 19 aprile in Israele (12 casi) e il 20 aprile in Italia dove si segnalano almeno 4 casi.
Nessuna chiara correlazione tra i vari casi riportati
Al di fuori dell’Unione Europea, al 15 aprile 9 casi di epatite acuta tra bambini di età compresa tra 1 – 6 anni con test positivo per adenovirus sono stati riportati dalle autorità sanitarie dello stato americano dell’Alabama, alcuni di questi presentavano una infezione da adenovirus sierotipo 41. “Al momento – riporta l’Ecdc nell’ultimo bollettino aggiornato al 23 aprile – non c’è una chiara correlazione tra i casi riportati. Nessun chiaro fattore di rischio epidemiologico è emerso tra i casi, così come nessuna associazione con i viaggi”.
Nessuna relazione tra epatite pediatrica e vaccino anti covid
Per quanto riguarda l’evoluzione clinica della malattia, nel Regno Unito la diagnosi di epatite acuta grave è stata segnalata con aumento delle transaminasi (AST/ALT) superiore a 500 IU/L e in molti casi ittero. Nelle settimane precedenti, alcuni casi avevano presentato sintomi gastro-intestinali tra cui dolore addominale, diarrea e vomito. La maggior parte dei casi invece non ha presentato febbre. Alcuni casi hanno usufruito di cure specialistiche in unità epatologiche pediatriche e alcuni di questi hanno ricevuto un trapianto di fegato. L’iss ricorda che al momento non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione anti covid, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla come il fatto che nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status i bambini colpiti non erano stati vaccinati.
"Improbabile che sia un adenovirus a causare le epatiti"
“L’ipotesi che sia un adenovirus a causare le epatiti, avanzata da qualche ricercatore, è di per sé improbabile, in quanto questo tipo di virus normalmente non è associato a malattie epatiche. In ogni caso l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-Cov-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen), è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo” scrivono dall’Iss , concludendo: “Allo stato attuale delle conoscenze quindi, non sembrano biologicamente possibili i fenomeni di ricombinazione tra Adenovirus circolanti e ceppo vaccinale. Questi infatti presuppongono il rimescolamento di geni tra virus mentre questi si moltiplicano, ma questo non è possibile per il vettore utilizzato per la vaccinazione”