Enzo Miccio, che su Twitter si definisce "paladino del buongusto", il 24 Aprile è stato uno dei testimonial di una campagna contro il CyberBullismo, un argomento decisamente serio che a quanto pare il "designer di eventi" (altra sua auto-definizione) non conosce.
In data 8 ottobre infatti, come potete vedere, Enzo Miccio ha twittato la seguente foto scattata di nascosto, immortalando un'ignara ragazza che a suo dire (ma non a mio, ad esempio, giusto per ribadire quanto il gusto sia soggettivo) si meriterebbe un "ma come ti vesti!!" urlato. La critica riguardava soprattutto il colore dei capelli blu turchese, in tono con maglia, jeans e sneakers ai piedi.
Così, dopo una veloce ricerca ho rintracciato Elisa, la protagonista di questa vicenda, e ci siamo fatti una bella chiacchierata al telefono. "Non mi ero accorta di esser stata fotografata. – mi dice – Una mia amica ha condiviso il post di Enzo indignata, ma senza riconoscermi. È stata una nostra amica in comune, vedendo la sua condivisione, a capire che fossi io e mi ha avvertita".
Le chiedo così come si è sentita, cosa ha provato riconoscendosi, e risponde: "Vorrei precisare che non ci sono rimasta male perché mi piaccio così e vado fiera dei miei capelli e del mio look, ma nonostante non mi si riconosca in foto mi avrebbe potuta ferire nelle mie insicurezze se avesse toccato, ad esempio, alcuni aspetti riguardanti il fisico. Per questo credo sia un gesto da condannare assolutamente. Alla fine io ci ho fatto una risata sopra, ma qualcuno avrebbe potuto subire danni seri".
A proposito di danni, non si tratta solo di una questione psicologica ma anche pratica, che si riflette nella vita di tutti i giorni, e infatti Elisa conclude: "In quel periodo stavo cercando lavoro. Pensa se qualcuno ai quali avevo inviato il curriculum avesse letto quella critica, che mi reputava una che si veste male e con capelli ridicoli… Non penso che sarebbero stati invogliati ad assumermi."
Non c'è che dire, magari molto presto il buon Enzo denuncerà se stesso, per coerenza, dopo una carriera basata sul perculare gli altri circa la loro estetica e il loro look. D'altra parte sia lui che Carla, compagna di avventure glam, non hanno fatto altro che alimentare il cosiddetto body shaming ("troppo alta", "troppo magra", "poco femminile", "troppi tatuaggi"…), in maniera più o meno trasparente.
Che poi, intendiamoci, potrei capire il prendersi poco sul serio e lo stare al gioco in un triste programma televisivo, alla luce del sole, ma fotografare passanti sconosciuti e pubblicarli di nascosto online per deriderli a loro insaputa, sta diventando una cattiva abitudine piuttosto diffusa che non ha niente di divertente. Brutto vizio non solo tra stylist, fashion blogger o addetti ai lavori vari, ma anche tra cittadini comuni, giusto per racimolare qualche like e sarcastico "ahahah" o "ihihih" di plastica tra amici, sentendosi parte o capi del branco, magari.
Il problema è sempre lo stesso: etichettare negativamente gli altri, magari per illudersi di conoscere ciò che temiamo o col quale ci sentiamo in competizione, prendendone le distanze e al tempo stesso elevandoci al di sopra di esso per sentirsi più fighi. Insomma, far sentire volutamente gli altri una merda con la speranza che qualcuno ci ritenga un barattolo di cioccolata, se non altro di qualità da discount.
Ed è proprio da qui che nasce e cresce il bullismo, reale o virtuale che sia. Quello stesso fenomeno che Miccio vuol far credere di combattere, malgrado i costanti insulti verso chi, a fatica, lotta contro qualche chilo di troppo, ma soprattutto contro quel demone interiore che rende la sua vita personale e sociale un piccolo inferno quotidiano. Forse, caro Enzo, a questo giro uno specchio farebbe davvero comodo, ma non per guardarsi fuori. Chissà che tra un outfit e l'altro non riesca anche te ad abbinare le azioni ai pensieri.