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Entrò nel campus e violentò studentessa a Torino, 17enne condannato: “Brutalità impressionante”

Parole durissime quelle della giudice del tribunale dei minori di Torino nella motivazione della sentenza di primo grado che ha portato alla condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per il 17enne.
A cura di Antonio Palma
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Ha compiuto "uno stupro con impressionante brutalità, violenza fisica, psicologica e sessuale nel massimo grado", arrivando poi a raccontare in tribunale continue “menzogne” per screditare la vittima. Così la giudice Maria Grazia Devietti Goggia descrive il comportamento del 17enne che ha violentato una giovane studentessa di 23 anni nell’ottobre dello scorso anno dopo essersi introdotto del campus universitario “Borsellino” di Torino.

Parole durissime quelle della motivazione della sentenza di primo grado del Tribunale per i minorenni del capoluogo piemontese che nel luglio scorso ha portato alla condanna a sei anni e otto mesi di reclusione al termine del processo con rito abbreviato che ha permesso al 17enne uno sconto di un terzo della pena.

Secondo il Tribunale, l’imputato non si è mai pentito né ha mostrato rimorso per quanto fatto ma ha sempre agito con spavalderia, cercando varie volte di infamare la vittima con frasi shock. “Lei mi ha ringraziato e ha gradito” aveva detto infatti l’imputato che, come accertato dalle indagini, ha picchiato brutalmente la vittima con colpi violentissimi fin quasi a ucciderla. A incastralo, tra le varie prove, anche quella decisiva dell'analisi del Dna.

Per il giudice il giovane, che ora è maggiorenne e attende un nuovo processo per un’altra aggressione sessuale, si è presentato in aula con “atteggiamento vittimistico” e ha fornito un racconto “intriso di menzogne, contraddizioni e incongruenze”, descrivendo in “modo odioso” e in “chiave sessista” il comportamento della vittima.

La brutale aggressione risale alla notte tra il 29 e il 30 ottobre 2022, poco dopo la mezzanotte, quando il campus era quasi svuotato. Tramite una porta anti-panico, il giovane si era introdotto all’ultimo piano dell’edificio e aveva bussato a caso alle porte. La giovane vittima, credendo che fosse qualche altro studente, aveva aperto trovandosi di fronte lo sconosciuto che non le ha dato nemmeno il tempo di difendersi.

La ragazza è stata oggetto di una “serie di colpi, alcuni omicidiari”, spiega il giudice. Per un’ora è rimasta in balia del suo aggressore che si è dimostrato “impermeabile al pianto incontrollato della ragazza, divenuto incessante allorché comprende di non avere più scampo”. Poi “l’odiosa calunnia anche alla presenza della studentessa” ripetuta anche in Aula per screditarla, “senza guardarla e neppure girarsi e senza nemmeno avanzare una qualsiasi offerta risarcitoria”.

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