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Enrico Lombardo, morto durante fermo dei carabinieri: “Nuovo caso Cucchi, no ad archiviazione”

Lombardo, 42 anni, è morto il 27 ottobre del 2019 a Spadafora, in provincia di Messina, dopo essere stato fermato dai carabinieri, intervenuti in seguito alla richiesta di aiuto avanzata dall’ex compagna.
A cura di Davide Falcioni
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"Un nuovo caso Cucchi". Così Amnesty International, l'associazione A Buon Diritto e la senatrice Ilaria Cucchi definiscono la vicenda di Enrico Lombardo, uomo siciliano di 42 anni morto il 27 ottobre del 2019 a Spadafora, in provincia di Messina, dopo essere stato fermato dai carabinieri, intervenuti in seguito alla richiesta di aiuto avanzata dall'ex compagna. Secondo i familiari di Lombardo il 42enne sarebbe stato ucciso dai militari nel corso di un'immobilizzazione che ricorda – per la sua dinamica – quella in cui perse la vita George Floyd a Minneapolis. È questo il motivo che ha indotto i familiari del siciliano a presentare ricorso in Cassazione contro l'archiviazione decisa dal Gip: il 23 giugno la V sezione dovrà esprimersi al riguardo.

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La dinamica della morte di Enrico Lombardo

Stando a quanto riassume Amnesty International, sulla base degli atti giudiziari, la sera del 27 ottobre del 2019 Lombardo bussò alla porta della sua ex compagna che, vedendolo molto nervoso, decise di chiedere aiuto. Sul posto si recarono i carabinieri di Spadafora, che dopo averlo tranquillizzato riuscirono a far allontanare l'uomo. Il 42 enne, tuttavia, tornò un paio d'ore dopo e bussò nuovamente alla porta dell’ex compagna, che chiamò di nuovo i carabinieri.

Questa volta tra Lombardo e un militare ci fu una colluttazione, alla quale ben presto si aggiunse un altro carabiniere che intervenne con l’ausilio del manganello in dotazione. Lombardo venne ammanettato, immobilizzato, messo a terra e per circa 20 minuti resterà bloccato da tre uomini dell'Arma: una scena che quasi un anno dopo, e a migliaia di chilometri di distanza, avrebbe visto la morte di George Floyd. Neppure Lombardo uscì vivo da quell'intervento delle forze dell'ordine. Per terra, accanto a lui, vistose macchie di sangue.

La doppia richiesta di archiviazione della Procura e il ricorso della famiglia

"L’inchiesta aperta alla Procura di Messina – riassume Amnesty – vede indagati tre sanitari e un carabiniere: quello che ha immobilizzato l’uomo quella notte, indagato per morte come conseguenza di altro delitto, mentre al medico e a due soccorritori del 118 viene contestato l’omicidio colposo". La Procura per due volte ha chiesto l’archiviazione del caso e per altrettante volte i familiari si sono opposti, evidenziando alcune lacune che puntavano a una ricostruzione dei fatti alternativa.

Le lesioni di Lombardo, secondo la famiglia e il suo legale, non potevano essere solo frutto di compressione e contenimento. Infatti, in entrambe le richieste di archiviazione è stato chiesto l’esame di una traccia ematica sul manganello usato quella notte che tuttavia non era in dotazione al carabiniere unico indagato. Inoltre, dall’esame autoptico, emergerebbe un ritardo nell’uso del defibrillatore che, se utilizzato nell’immediatezza, avrebbe potuto dare altro esito.

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