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Enologo annega nel vino dopo essere caduto in una cisterna: Marco aveva 47 anni. Grave il collega

È Marco Bettolini la vittime dell’incidente sul lavoro verificatosi ieri nella Cantina Cà di Rajo, a San Polo di Piave, in provincia di Treviso: il 47enne è stato colto da malore in seguito all’inalazione delle emissioni gassose sviluppate dal vino contenuto in una cisterna, cadendovi all’interno. Grave il collega 31enne.
A cura di Ida Artiaco
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Si chiamava Marco Bettolini ed aveva 47 anni l'enologo morto ieri nell'ultimo, tragico incidente sul lavoro verificatosi questa volta nella Cantina Cà di Rajo, a San Polo di Piave, in provincia di Treviso. L'operaio è caduto in una cisterna, annegando, mentre il collega, 31 anni, è ricoverato in gravi condizioni sempre a Treviso.

Ancora da ricostruire la dinamica di quanto successo. Secondo le prime informazioni diffuse dai carabinieri, i due, impegnati nella pulizia di un silos, sarebbero stati colti da malore in seguito all'inalazione delle emissioni gassose sviluppate dal vino contenuto in una cisterna, cadendovi all'interno.

Ad entrare nella cisterna sarebbe stato per primo il 31enne. Marco non vedendolo uscire è entrato dentro per controllare se ci fosse qualcosa che non andava. Pare che i due siano entrati nella cisterna senza il respiratore. Bettollini è riuscito a portare fuori il collega ma il gas per lui è stato fatale. Si è sentito male ed è svenuto, annegando nel vino sul fondo della cisterna.

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Bettolini, che viveva nella zona di Bassano del Grappa, sarebbe dunque morto per annegamento. Simone Cecchetto, il titolare della cantina, si è detto "stravolto dal dolore. Per noi sono due fratelli, due figli. I miei pensieri vanno solo a questi due ragazzi, che sono cresciuti con noi, e alle loro famiglie".

Sulla tragedia è intervenuto anche Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso: "Non basta neppure l’appello del Presidente della Repubblica a spingere a fare di più per la sicurezza, per fermare questa strage quotidiana di morti sul lavoro. Troppa superficialità e poca formazione rimangono ancora concause che spengono vite umane di padri di famiglia e di giovani che trovano la morte sul posto di lavoro".

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