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Enna, arrestato dopo 31 anni il mandante di un caso di “lupara bianca”

In manette Pietro Balsamo, già condannato per il reato di associazione mafiosa e ora gravemente indiziato dell’omicidio di Franco Zanerolli, scomparso nel nulla nel 1992.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri del Nucleo Investigativo di Enna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Pietro Balsamo, già condannato per il reato di associazione mafiosa e ora gravemente indiziato dell’omicidio di Franco Zanerolli: l'uomo, dipendente di un vivaio di Piazza Armerina, scomparve il primo agosto del 1992 senza lasciare traccia. Sul luogo di lavoro, nel corso delle prime indagini, non furono riscontrati segni di colluttazione. Tuttavia, la sua auto fu trovata con le chiavi inserite, e in una casa rurale del vivaio venne ritrovato un fumetto di "Diabolik" aperto a metà, come se la lettura fosse stata improvvisamente interrotta: un particolare che ha sempre interrogato gli inquirenti, che tuttavia archiviarono il caso non trovando elementi per andare fino in fondo e scoprire cosa accadde a Zanerolli. Si pensò, dunque, a un caso di "lupara bianca".

A più di trent'anni di distanza la svolta: le indagini sulla scomparsa dell'uomo sono infatti riaperte a seguito di nuove risultanze istruttorie: in particolare, sono state individuate nuove persone informate sui fatti le cui dichiarazioni hanno consentito di verificare le dichiarazioni rese, all’inizio degli anni 2000, da diversi collaboratori di giustizia.

Determinante però è stato il rinvenimento nell'abitazione di un esponete della criminalità organizzata ennese di un "pizzino" riconducibile alla scomparsa di Zanerolli e che portava al presunto responsabile del suo omicidio. Pietro Balsamo è ora accusato di essere stato il mandante di quel delitto. L'uomo, che ha già diverse condanne per reati associativi di stampo mafioso, è stato raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere, dopo un primo rigetto della richiesta di misura da parte del Gip del tribunale di Caltanissetta, impugnato dalla procura nissena e confermato sia dal tribunale del riesame, sia dalla Corte di Cassazione.

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