Eni-Saipem: Paolo Scaroni indagato per tangenti all’Algeria
L'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, è indagato dalla Procura di Milano per presunte tangenti pagate al governo algerino in cambio di una commessa da 11 miliardi di dollari per i lavori del progetto Medgaz e del progetto Mle. Le ipotesi di reato sono di corruzione. Le due società Eni e Saipem sarebbero coinvolte nell'inchiesta per la responsabilità amministrativa nei confronti dei propri dipendenti come prevede la legge italiana. Su ordine della procura, la Guardia di Finanza che indaga sul caso ha perquisito oggi gli uffici di Scaroni a Roma e la sua abitazione a Milano, oltre a requisire documentazione negli uffici centrali di Eni e della sua controllata Saipem. Secondo i magistrati la società petrolifera italiana avrebbe pagato una maxi tangente da 197 milioni di euro, da distribuire tra faccendieri ed esponenti del governo algerino, attraverso una società intermediaria con sede ad Hong Kong.
L'inchiesta ha già decapitato i vertici di Saipem – Proprio nei rapporti con questa società rientrerebbe il ruolo di Scaroni che secondo i Pm di Milano Fabio De Pasquale, Giordano Baggio e Sergio Spadaro avrebbe partecipato attivamente ad alcuni incontri fondamentali per l'aggiudicazione della commessa. In particolare Scaroni sarebbe venuto in contatto con il faccendiere Bedjaoui che secondo gli inquirenti era un nodo fondamentale per poter operare in Algeria. L'indagine che ha già decapitato i vertici di Saipem nel dicembre scorso portando alle dimissioni del vicepresidente e dell’amministratore delegato, coinvolge ora la società madre Eni e lo stesso Scaroni e rischia di travolgere l'intero management del gruppo.