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Cambiamenti climatici

Emilia Romagna prima regione per cementificazione di aree alluvionali: così il maltempo fa più danni

Il professor Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano: “L’Emilia Romagna è la terza regione d’Italia per consumo di suolo e la prima per cementificazione delle aree alluvionali”.
Intervista a Paolo Pileri
Docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano.
A cura di Davide Falcioni
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Due morti, centinaia di sfollati, case e negozi invasi dal fango e danni per decine di milioni di euro all’agricoltura: è il bilancio dell’ondata di maltempo che si è abbattuta sull’Emilia Romagna negli ultimi giorni e che ha mostrato ancora una volta la grande vulnerabilità del territorio italiano.

Se è vero, come ha dichiarato il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, che "siamo di fronte a un evento eccezionale, con precipitazioni persistenti di dimensioni tali che non si erano mai verificate in così poco tempo" è altrettanto vero che le conseguenze delle precipitazioni sono figlie della combinazione tra condizioni meteo avverse e scelte umane sbagliate che hanno incrementato esponenzialmente i rischi per la popolazione.

L’Emilia Romagna infatti, stando ai dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), è la prima regione d’Italia per cementificazione in aree alluvionali. Tra il 2020 e il 2021 l’Emilia-Romagna è stata la terza Regione del Paese per consumo di suolo, più 658 ettari cementificati in un solo anno, pari al 10,4% di tutto il consumo di suolo nazionale. Fanpage.it ne ha parlato con il professor Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano ed autore di innumerevoli studi sul consumo di suolo.

Paolo Pileri
Paolo Pileri

La prima domanda è la più banale. Perché la cementificazione amplifica le conseguenze disastrose delle cosiddette "bombe d’acqua"?

Laddove non si infiltra nel sottosuolo a causa della cementificazione, l'acqua si accumula aumentando la sua massa e scivolando velocemente sulle superfici impermeabili. Il consumo di suolo invece determina un aumento della quantità di acqua da gestire, e non sapendolo fare le conseguenze sono quelle che vediamo in questi giorni. Si tenga conto di un fatto: se cadono 10 millimetri di acqua su un prato uno solo rimane in superficie; se cadono 10 millimetri di acqua in un parcheggio di un supermercato ne rimangono in superficie 6.

Cosa dicono i dati dell’Ispra sul consumo di suolo in Emilia Romagna?

L'Emilia Romagna è la terza regione d'Italia per consumo di suolo con circa 658 ettari cementificati in un solo anno, quello della pandemia, il 2021. L'80% di questa superficie riguarda aree a pericolosità idraulica, ovvero dove sappiamo che è alto il rischio di esondazioni. In questa regione si consuma suolo nelle aree protette (+2,1 ettari nel 2020-2021), nelle aree a pericolosità di frana (+11,8 ettari nel 2020-2021) e nelle aree alluvionali, dove l’Emilia-Romagna vanta un record nazionale. La città di Ravenna è stato il capoluogo più cementificato dell’intera Regione nel 2021 (+69 ettari).  Questi sono i dati sul consumo di suolo dell'ultimo rapporto dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: con questi dati, se fossi un governatore, sarei allarmatissimo in vista degli scenari futuri.

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Invece?

Invece si continua a cementificare. Prendiamo il presidente Bonaccini: dice che il maltempo degli ultimi giorni non aveva precedenti, ma dovrebbe ricordare cosa è accaduto nelle Marche nel settembre del 2022 a causa di un'alluvione. 12 morti, 50 feriti, centinaia di sfollati. Insomma: le alluvioni si sono già verificate in Italia, si verificheranno ancora e gli effetti saranno amplificati dal cattivo uso del suolo a causa dell'urbanizzazione, ma anche di un certo tipo di agricoltura. Il clima è cambiato e se non si dedicherà la giusta attenzione alla gestione del territorio le cose non potranno che peggiorare. Ai politici che parlano di maltempo eccezionale dopo ogni tragedia ricordo che tra una bomba d'acqua e l'altra in Italia si continuano a sganciare bombe di cemento.

A cosa vengono destinate le aree cementificate?

Centri commerciali, parcheggi… ma per avere dati certi i governi nazionali e le amministrazioni locali dovrebbero finanziare in modo corposo ricerche e monitoraggi sulla destinazione dei suoli impermeabilizzati.

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In un articolo pubblicato su Altraeconomia lei critica la legge sul consumo di suolo dell'Emilia Romagna. Perché?

Le leggi urbanistiche di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto non sono neanche lontanamente all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte. In Emilia, nello specifico, la legge urbanistica consente di consumare in futuro il 3% dell'attuale quantità di suolo urbanizzato. Mi sono fatto dei conti: ai ritmi di cementificazione attuali l'Emilia Romagna continuerà a consumare suolo per i prossimi 7/10 anni. Insomma, è una legge che non prende sul serio la questione e non coglie la sfida dei cambiamenti climatici. E questo è un enorme problema.

Il professor Stefano Orlandini, professore ordinario di Costruzioni idrauliche all’Unimore, ha dichiarato che tassi, istrici o nutrie compromettono la tenuta degli argini dei fiumi. Cosa c’è di vero? È colpa degli animali se i fiumi esondano?

Preferisco non commentare. Gli unici responsabili di quello che accade siamo noi. Altro che nutrie…

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