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Cambiamenti climatici

Emilia Romagna, la crisi climatica è qui: il racconto sul campo di un’attivista di Fridays For Future

Il racconto da Forlì di Alessandra Pierantoni, attivista per il clima di Fridays For Future. “Oltre alla paura che provo per le persone messe in una condizione di pericolo, sono spaventata anche per quello che succederà dopo. L’indifferenza mi spaventa. Ma ora più che mai non possiamo fermarci. Dobbiamo (ri)trovare l’energia. Per noi stessi, per l’umanità, per il nostro pianeta”.
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All’inizio di questa settimana era stato diffuso sui siti dei vari comuni e sui profili social dei rappresentanti politici locali e regionali dell'Emilia Romagna, il bollettino della Protezione Civile sul possibile rischio di esondazioni e di frane. La circolare in questione riguardava un’allerta meteo rossa. La diffusione di queste allerte ci informano sul possibile verificarsi di fenomeni meteorologici estremi, con conseguenti danni di grave entità e pericoli immediati per la salute e la sicurezza dei cittadini. Significa che i singoli Comuni devono attrezzarsi per fronteggiare eventuali danni legati alla possibile imminenza di disastri naturali, prima di tutto allertando e mobilitando la Protezione Civile.

Nel giro di 24 ore, la situazione si è evoluta raggiungendo una gravità il cui livello ha superato ogni previsione.

I comuni nelle province di Forlì, Rimini, Cesena, Ravenna, Bologna e anche Senigallia e quelli ad esse limitrofi  si sono ritrovati interamente allagati. In poco tempo i social hanno iniziato a riempirsi di foto e video raffiguranti strade allagate, campi devastati dall’acqua, persone evacuate o tratte in salvo dai soccorsi.

Sono passate più di 48 ore ormai e mi sono abituata a sentire il rumore della pioggia sulla tenda della mia veranda e il rumore delle macchine che passano per le strade alluvionate mentre sto scrivendo da una delle zone colpite dall’alluvione, ovvero Forlì. Spesso sento anche le sirene delle ambulanze o i rumori degli elicotteri che stanno traendo in soccorso le persone che si trovano in pericolo. La situazione è ancora in evoluzione e non sappiamo cosa succederà nelle prossime ore. Però purtroppo il bilancio delle vittime continua a salire.

Leggo i messaggi di alcune mie amiche o conoscenti e ho il magone. Una di loro vive al piano terra e per fortuna è stata ospitata da una ragazza che abita più in alto. Un mio amico non ha più accesso all'acqua e la collina davanti a casa sua è franata. Una mia conoscente ha la casa allagata e nella sua via un uomo ha perso la vita, annegato dentro casa. Uno dei miei vicini di casa non riesce a muoversi e, abitando al piano terra, credo che ieri sera sia stato portato in un luogo più sicuro. Mi sento molto impotente e non riesco a non pensare alla distruzione, alla desolazione e alla sofferenza che mi circonda. A pochi minuti a piedi da qui le strade sono allagate e a vedere le foto del parco più grande della città praticamente sommerso mi viene da piangere. La linea telefonica prende male e a tratti è mancata anche la corrente.

Ieri mattina il sindaco di Meldola ha scritto su Facebook che è prevista un’onda di piena nella zona e che le persone dovevano allontanarsi dal fiume e dai ponti. Dopo l'esondazione del fiume Montone, adesso si teme per il Ronco e per i territori vicini.

Mentre si contano ancora le perdite umane e materiali, cominciamo a mettere a fuoco come ci sia stata una malagestione della situazione e una scarsa preparazione all’imminenza di un tale evento sin dall’inizio. Ricordiamo che c’è stata un’alluvione nell’area della provincia di Faenza proprio due settimane fa. La città si sia ritrovata allagata in meno di 24 ore a causa della pioggia incessante, che ha portato anche alla rottura degli argini del fiume del Lamone. A causa dell’alluvione e delle frane sono stati evacuati vari comuni limitrofi compresi nell’area delle province Forlì-Cesena e Bologna, e il fiume Secchia ha straripato causando allagamenti nei comuni limitrofi.

Qualche giorno dopo, il presidente dell’Ordine dei geologi della regione dell’Emilia Romagna, Paride Antolini, in un'intervista, aveva richiesto che i Comuni cominciassero a preparare dei piani di adattamento in vista dell’aumento del verificarsi di eventi climatici estremi. Lo scienziato si esprimeva negativamente a proposito del fatto che non sia stato effettuato un adeguato monitoraggio degli argini dei fiumi della Regione per individuare le aree più esposte alla manifestazioni di eventi meteorologici estremi. In più, sottolineava l'importanza di fare in modo che queste misure di monitoraggio non vengano più gestite solamente a livello locale, bensì a livello regionale, criticando anche la creazione di un istituto per le emergenze climatiche centralizzato: secondo lui sarebbe opportuno avere una coordinazione più efficiente e più precisa dell'intervento dei soccorsi a livello regionale. Inoltre, aveva incoraggiato i comuni limitrofi ad unire le proprie risorse disponibili per una migliore gestione e previsione dell’imminenza di eventi climatici estremi.

C'è chi come Agnese Casadei, attivista di Forlì di Fridays For Future, solo lo scorso martedì sottolineava il peso della decisione, in vista dell’emergenza, di prelevare l’acqua dalla diga di Ridracoli per evitarne l’esondamento, proprio quella diga che fornisce acqua potabile e che negli scorsi mesi raggiungeva a fatica i livelli minimi. Una scelta drastica che ci fa capire quanto siamo dentro la crisi climatica, e che ci ricorda quanto siano collegate la siccità e l'alluvione.

Oltre alla paura che provo per le persone messe in una condizione di pericolo, sono spaventata anche per quello che succederà dopo. L’indifferenza mi spaventa. Ho paura che anche questi eventi finiranno nel dimenticatoio, che le persone passeranno direttamente alla prossima notizia da commentare sui social. Che si continui come se niente fosse. Che non si metta in discussione chi, al momento, ricopre ruoli di responsabilità politica, anche a livello locale. Che le amministrazioni non inizino a trattare la crisi per quello che è, e che non vengano adottate misure strutturali volte per lo meno a diminuire l’entità dei danni provocati da eventi del genere, dato che saranno sempre più frequenti.

Ci sarà tantissimo lavoro da fare. Adesso solo i volontari formati dalla Protezione civile possono aiutare, ma centinaia di persone stanno già pensando a come organizzarsi per dare una mano nei prossimi giorni. Per ripulire le strade, rimettere le persone e le abitazioni in sicurezza e per poter ripartire. Perché ora più che mai non possiamo fermarci. Dobbiamo (ri)trovare l'energia. Per noi stessi, per l'umanità, per il nostro pianeta.

Determinante per la stesura di questo articolo, in un momento così difficile, è stata un'altra attivista di Fridayd For Future, Federica Capitani. Molte di queste parole sono anche le sue anche se è scritto in prima persona

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