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Emergenza siccità in Italia

Emergenza siccità, l’esperto: “Desertificazione in atto, 600mila persone rischiano di non avere acqua”

Dopo l’ultima riunione straordinaria dell’Osservatorio permanente del Distretto si è chiesto di ridurre del 20% i prelievi per le irrigazioni. Rischio idropotabile anche a Ferrara e Ravenna.
A cura di Beppe Facchini
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Un'emergenza senza fine. La situazione del fiume Po continua a preoccupare, con le Regioni coinvolte ormai a un passo dalla richiesta dello stato di calamità. In questo modo potranno accedere anche ai fondi messi a disposizione dal Pnrr per la realizzazione di nuovi invasi: è quanto conferma ai microfoni di Fanpage.it Marco Gardella, funzionario tecnico dell'Autorità di Bacino del Po, mentre mostra alle nostre telecamere la situazione in una delle stazioni di rilevamento del “grande fiume”, cioè quella di Pontelagoscuro, vicino Ferrara. Una fotografia decisamente desolante, con sabbia dappertutto, aridità e livelli di portata mai visti negli ultimi settant'anni.

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“Oggi (martedì 21 giugno per chi legge, ndr) qui siamo a 173 metri cubi, è una delle portate più basse che abbiamo mai registrato e in assoluto la più bassa registrata a giugno – spiega Gardella -. Solitamente, in questo periodo, l'acqua è almeno un metro e mezzo oltre il livello che c'è adesso, con un transito di 1.800 metri cubi, siamo a circa il 90% in meno: è un livello di magra straordinaria, uno scenario che si vede nel mese di agosto, ma quando c'è una grossa crisi”.

Marco Gardella, funzionario tecnico dell’Autorità di Bacino del Po
Marco Gardella, funzionario tecnico dell’Autorità di Bacino del Po

Nell'ultima riunione dell'Osservatorio permanente della stessa autorità di bacino con sede a Parma, che monitora gli utilizzi della risorsa idrica del Po, a inizio settimana, “è stata decretata la severità alta, che equivale a uno scenario idrico di grave carenza d'acqua, quindi i prelievi per uso agricolo non sono soddisfatti”.

Durante tutta la stagione invernale non ha piovuto praticamente per niente e anche in montagna la neve si è vista pochissimo. Sommando a questi due fenomeni l'aumento esponenziale delle temperature, ecco che oggi il Po è preoccupantemente irriconoscibile.

“Così siamo carenti di portata -prosegue Gardella-. Per questo l'osservatorio, nella sua seduta straordinaria, ha chiesto un ulteriore sacrificio al comparto agricolo, chiedendo di abbassare del 20% il prelievo, in modo tale da riuscire a mantenere un livello, che è l'obiettivo di 450 metri cubi al secondo proprio a Pontelagoscuro, per evitare l'intrusione del cuneo salino”. Si tratta di un fenomeno che, in parole povere, “comporta una desertificazione del delta”.

“Oltre che a livello economico, con una perdita di fertilità dei terreni -continua l'esperto- anche a livello ambientale c'è un danno permanente, che noi dobbiamo scongiurare”. Ma non è tutto. Il rischio è anche di tipo idropotabile, che nelle gerarchie stabilita dalle norme europee viene prima tutto.

Il fiume Po in secca per via della siccità
Il fiume Po in secca per via della siccità

Alcuni comuni montani del distretto stanno già facendo ricorso alle autobotti, in altre regioni vicine si parla già da giorni di razionamento dell'acqua. Ma proprio a Ferrara, oltre che a Ravenna, inoltre, c'è quella che per Gardella è “la parte più rischiosa”, ovvero dove si trovano due potabilizzatori che servono circa 600mila persone: anche qui, se i livelli dovessero scendere ulteriormente, si dovrà cominciare con il razionamento dell'acqua.

E non è ancora tutto. La scelta di ridurre del 20% il prelievo per l'agricoltura costringe già i produttori a scegliere cosa irrigare e cosa no. Una mano potrebbe però arrivare letteralmente dal cielo se, come previsto, entro i prossimo 10 giorni ci saranno delle piogge tanto attese, sebbene il rischio di temporali dagli effetti completamente opposti sia sempre dietro l'angolo e nonostante potrebbero non essere sufficienti.

“Però in alcune aree potrebbero permetterci di saltare un turno di irrigazione” è la magra consolazione del tecnico, il quale inoltre ricorda come anche il ruolo quasi di magazzino dei grandi laghi italiani sia un lontano ricordo, per ora, vista la scarsità di neve. E allora che si fa? “Ci sono due soluzioni -risponde Gardella-. Innanzitutto rendere resiliente il bacino, quindi avere coltivazioni meno idro-esigenti in un distretto che contribuisce al 55% dell'agricoltura italiana, quasi il 40% del Pil, anche se si tratta di un processo lungo, e nel medio-lungo termine la costruzione di piccoli invasi”. In questo modo, potrà essere possibile trattenere più del misero 10% attuale di acqua piovana raccolta in tutto il Paese, e far fronte così, in caso di necessità, ad una “desertificazione che rappresenta un primo effetto del cambiamento climatico”.

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