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Emergenza Neet 2016, un giovane su cinque non lavora e non studia

Record negativo per l’Italia che si conferma uno tra i Paesi con il più alto numero di Neet, ovvero quei giovani che non studiano e non lavorano. A confermarlo è l’annuario 2016 della Commissione europea Employment and social developments in Europe.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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immagine di archivio
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Tra tutti i 28 Paesi dell'Unione Europea, anche nel 2016 l'Italia si conferma essere fanalino di coda per numero di Neet, quei giovani che non hanno occupazione né frequentano scuole o corsi di formazione. Non è la prima volta che il nostro Paese si conferma essere ai primi posti in classifica per questo trend negativo. Infatti è dal 2006 che deteniamo il record negativo posizionandoci, per ben cinque volte, al secondo posto, dietro alla Bulgaria. Gli anni che hanno fatto eccezione sono stati quello del 2009, con l'Italia in quarta posizione, dietro a Irlanda e Francia, e quello del 2010 con "la medaglia di bronzo", lasciando all'Irlanda il secondo posto.

L'annuario 2016 della Commissione europea Employment and social developments in Europe conferma l'emergenza giovani in Italia: un ragazzo su cinque non lavora e non studia. Il nostro è il primo Paese in Europa, nel 2016, per numero di giovani che non lavora e non studia nella fascia compresa tra i 15 e i 24 anni. Un record che vede l'Italia al primo posto del podio da ben quattro anni consecutivi. Nel 2016 si è toccato il recordo con il 19, 9% di Not in employment, education or training, mentre i Paesi con il più basso numero di Neet sono il Lussemburgo con il 5, 4%, la Danimarca con il 5,8% e la Svezia con il 6,5%. Il dato non è comunque confortante neanche per l'Europa in generale, che in media ha ben l'11, 5% di Neet in età compresa tra i 15 e i 24 anni. L'emergenza giovani interessa anche la Bulgaria, dietro all'Italia nella classifica 2016 con il 18, 2%, e la Romania con il 17, 4%.

Il rapporto Occupazione e sviluppi sociali in Europa della Commissione Europea evidenzia inoltre che dal 2013 è cresciuto il numero di posti di lavoro in Europa, con un aumento di circa 10 milioni di posizioni. Inoltre emerge che il tasso di occupazione in Ue non è mai stato così elevato come oggi e che la disoccupazione è al livello più basso mai registrato dal dicembre 2008. Il problema, però, è che a beneficiare di questo trend positivo non sono i giovani. Nel documento, infatti, si legge che:

Al di là del progresso economico e sociale generale, i dati dimostrano però che sulle generazioni più giovani grava un onere particolarmente elevato: tendono ad avere più difficoltà a ottenere un posto di lavoro e si trovano più spesso in forme di occupazione atipiche e precarie come i contratti temporanei, che possono comportare una minore copertura previdenziale. Con tutta probabilità percepiranno inoltre pensioni più basse in rapporto alla remunerazione.

Conseguenza diretta è che i giovani decidono di abbandonare più tardi il nucleo famigliare di origine, allungando così i tempi, rispetto ai coetanei Europei, nel crearsi una propria famiglia. Il dato allarmante dei Neet va a influire così sia sul calo delle nascite, sull'acquisto di un'eventuale casa e, più in generale, sulla crescita del Paese e sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici.

La situazione era allarmante già dai dati del 2013 della Commissione europea Employment and social developments in Europe: nel 2013 il numero di Neet in Italia si attestava al 22,2%; nel 2014 al 22, 1% e nel 2015 al 21, 4%. Il dato medio dell'Europa nel 2013 ammontava al 13% dei giovani compresi tra i 15 e i 24 anni; al 12, 5% nel 2014 e al 12% nel 2015.

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