Emergenza casa, gli alloggi pubblici bastano solo per un terzo delle famiglie bisognose
Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto con alcune misure per il contrasto alla povertà. Volendo fare un ragionamento sugli indigenti in questo paese, non si può sottovalutare il fatto che Italia da qualche anno è scoppiata una bomba senza precedenti: quella dell'emergenza casa. Un'emergenza cui il pubblico non riesce a dare risposta. Secondo uno studio della società di ricerche Nomisma in collaborazione con Federcasa, "al di fuori dell’edilizia residenziale pubblica esiste un disagio economico che nel 2014 ha coinvolto 1,7 milioni di nuclei familiari in affitto". Sono famiglie in cui il canone incide sul reddito in misura superiore al 30%, ponendo un altissimo rischio di finire in "forme di morosità e di possibile marginalizzazione sociale". Ma da chi sono composti questi oltre un milione e mezzo di nuclei familiari? Sono per il 65% cittadini italiani, distribuiti omogeneamente sul terriotrio nazionale. Spiega la ricerca, che "se non vi sono dubbi che il fenomeno risulti più accentuato nei grandi centri, dall’analisi non sembrano emergere zone franche, con una diffusione che interessa anche capoluoghi di medie dimensioni e centri minori". A vivere il disagio sono per lo più persone avanti con gli anni: il 28,3% supera i 75 anni, il 19,6% è compreso tra 65 e 75 anni. Un altra caratteristica è il reddito molto basso, che per il 44,4% significa meno di 10mila euro in un anno.
Davanti a questo problema, la risposta della "dotazione di edilizia pubblica" è insufficiente: consente di salvaguardare poco più di 700.000 famiglie, cioè un terzo di quelle che vivono il disago abitativo. "A fronte della vastità del problema, le risposte pubbliche sono state fin qui complessivamente inadeguate", si legge nella ricerca. Nel 2013 risultava assegnato l'86% degli alloggi gestiti in locazione – cioè 652.000 su 758.000. Il restante 14% era sfitta oppure occupata abusivamente. I tempi di permanenza negli alloggi di edilizia pubblica sono alti, considerato che il 49% degli abitanti vive lì da oltre 20 anni, il 28% da oltre 30 anni. Secondo Luca Dondi, direttore generale di Nomisma, "una risposta seria, convincente e necessariamente pubblica al tema del disagio abitativo dovrebbe rappresentare un obiettivo ineludibile di un’azione di governo effettivamente riformatrice. A ciò si aggiunga che, a conti fatti, le ricadute in termini di attivazione economica di un ipotetico piano casa potrebbero rivelarsi meno deboli e labili di quelle destinate a scaturire dagli sgravi fiscali sull’abitazione principale di cui beneficeranno i proprietari a partire dall’anno prossimo. Ma se l’eventuale gap in fatto di crescita può essere tema di discussione, la differenza in termini di equità delle due opzioni è di tutta evidenza".