Emergency tra i terremotati: “Persone abbandonate e depresse, il governo si muova”
Tra i borghi e le città del centro Italia distrutti dai terremoti del 2016 Matteo Salvini si è visto una manciata di volte prima del 4 marzo e in piena campagna elettorale, tra selfie con i candidati (ad esempio il sindaco di Visso, senatore ora indagato per peculato) e passerelle tra le macerie delle case. Tra i borghi e le città distrutti dai terremoti, però, opera ogni giorno Emergency, finita al centro delle invettive del Ministro degli Interni due giorni fa, quando Salvini ha evocato "la fine della mangiatoia dell'immigrazione clandestina" attaccando proprio il chirurgo milanese Gino Strada e l'organizzazione da lui fondata nel 1994 insieme alla moglie Teresa Sarti.
Le migliaia di persone sfollate dopo i terremoti del 2016 però hanno di Emergency un'opinione decisamente diversa rispetto a quella del Ministro degli Interni. Basta fare un giro tra le province di Macerata e Teramo per vedere pickup e camper dell'associazione, psicologi e infermieri quotidianamente al lavoro per alleviare le sofferenze di chi, dopo due anni e mezzo dal primo terremoto, si sente abbandonato dal governo (anzi, anche da questo governo) e convive con la paura di non poter tornare nella propria casa. La dottoressa Giovanna Bianco, psicologa psicoterapeuta referente del Progetto Sisma di Emergency per la provincia di Macerata, lavora ogni giorno proprio accanto ai terremotati e, agli insulti del Ministro, risponde con un sorriso: quello di chi non ha tempo da perdere dietro le sparate social di un uomo terrorizzato dalla solidarietà e ossessionato dalle ONG.
Emergency nel cratere del terremoto. Ma non eravate presenti solo in zone di guerra?
E' una domanda che ci fanno spesso. Emergency effettivamente nasce per soccorrere le vittime dei conflitti, ma dal 2006 – con il Programma Italia – abbiamo undici interventi di assistenza socio sanitaria alla popolazione del nostro paese, garantendo cure gratuite ad accesso libero per tutti. Tra questi c'è anche l'intervento nel cratere del Terremoto 2016, avviato in accordo con le istituzioni locali: nel 2017 abbiamo portato una clinica mobile di Emergency in provincia di Teramo, e dall'8 marzo 2018 siamo quotidianamente presenti anche in provincia di Macerata. Forniamo assistenza infermieristica e psicologica gratuita a Muccia, Pieve Torina, Visso, Caldarola, Camerino e Tolentino, supportati dai gruppi di volontari dell'associazione di Fermo, Macerata e Fabriano. Solo per l'area maceratese, la più colpita dai terremoti, abbiamo fornito 915 prestazioni psicologiche ed infermieristiche gratuite in meno di un anno a persone di tutte le età.
In cosa consiste, nello specifico, il vostro lavoro?
Combiniamo l'intervento infermieristico a quello psicologico: l'infermiere si occupa dell'accoglienza, del monitoraggio e della rilevazione dei parametri vitali dei pazienti (pressione, frequenza cardiaca, ecc.), segnalando spesso alterazioni neurofisiologiche che necessitano di particolare attenzione e che sovente sono la spia di un disagio emotivo. Dal punto di vista psicologico avviamo percorsi di psicoterapia o di sostegno nelle persone che sono state colpite dalla catastrofe del sisma.
Che situazione avete trovato quando siete arrivati? E che situazione c'è adesso, a due anni e mezzo dal primo terremoto?
A marzo 2018, quando siamo arrivati nel territorio maceratese, era evidente il bisogno di una popolazione che pian piano stava rientrando nelle SAE (Soluzioni abitative emergenziali, ndr) dopo essere stata a lungo ospite degli hotel sulla costa. I terremotati chiamano "controesodo" quella fase, e ci è stato subito chiaro come ci fosse bisogno di un sostegno emotivo. Le persone erano estenuate dal punto di vista psicofisico, non vedevano l'ora di poter tornare nelle proprie città ma quando l'hanno fatto l'impatto è stato molto forte, ed è stato quello con una realtà mutata, tra villaggi Sae, container collettivi e zone rosse inaccessibili. Oggi la situazione è nuovamente cambiata: sono iniziate le demolizioni delle case danneggiate dal sisma, con conseguenze emotive facilmente comprensibili. Nel frattempo i problemi all'interno delle Sae (spesso difettose) hanno costituito un trauma sul trauma, specie per chi è stato costretto ad andarsene anche da lì.
Quali problematiche state riscontrando tra i terremotati?
Abbiamo a che fare ogni giorno con bambini, adolescenti, giovani adulti e anziani. Persone alle prese con stress post-traumatico, alterazioni comportamentali e del ciclo sonno-veglia, difficoltà di concentrazione e rendimento per gli studenti, ma anche ansia, frequenti attacchi di panico e agorafobia, depressione. Si tratta di disturbi tipici per chi vive una catastrofe, ancor di più se si pensa che quello del Centro Italia è stato un terremoto senza precedenti per estensione dell'area colpita, intensità e durata. A due anni e mezzo di distanza dalla prima scossa la terra continua a tremare.
I vostri pazienti riferiscono di sentirsi abbandonati dalle istituzioni e dal governo? Ciò ha conseguenze anche sulla loro salute?
Questo terremoto sta attraversando la terza legislatura, e il senso di abbandono continua ad essere una costante. Non mi riferisco alle istituzioni locali, sempre presenti e alle quali i terremotati sono grati, bensì ai livelli centrali. Queste persone stanno resistendo, vogliono tornare e chiedono semplicemente di essere aiutate a farlo e che le promesse fatte vengano mantenute. Vogliono vivere nelle loro città, vogliono tornare a lavorare lì e a progettare lì il loro futuro. Naturalmente il senso di abbandono ha conseguenze psicofisiche importanti: noi di Emergency ci stiamo occupando della loro salute e della ricostruzione del loro mondo emotivo. Alle istituzioni, però, spetta il compito di ricostruire questi borghi e queste città. La situazione è ancora grave e le soluzioni tardano ad arrivare: lo sa che a Visso, uno dei borghi più colpiti dal terremoto, manca persino il medico di base? Ecco, noi speriamo che presto di Emergency non ci sia più bisogno.
Il ministro Salvini ha detto a Gino Strada: "E' finita la mangiatoia". Ecco, chi finanzia Emergency? Chi paga il vostro lavoro?
La dottoressa Bianco sorride: "Noi siamo qui per tutta la popolazione, non ci interessano le opinioni politiche dei terremotati, né la loro nazionalità. Curiamo tutti: bene e gratis. Non esiste nessuna contrapposizione tra italiani e stranieri colpiti dal sisma. I nostri progetti sono completamente finanziati dai cittadini che vogliono garantire il diritto alla salute agli ultimi, siano essi stranieri o italiani. Non prendiamo un euro dal governo".