“Emanuele Scieri fu ucciso con crudeltà”: chiuse le indagini sulla morte del parà
Emanuele Scieri sarebbe stato ucciso da tre commilitoni. Lo ha concluso la Procura militare di Roma, diretta da Marco De Paolis, che ha emesso un avviso di conclusione indagini per il reato di “violenza a inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso” per tre commilitoni dell'ex parà della Folgore morto nella Gamerra di Pisa nell'agosto del '99. I tre ex caporali, all'epoca effettivi al Reparto corsi del Centro Addestramento Paracadutismo della Gamerra sono: Andrea Antico, 41 anni, attualmente in servizio presso il Settimo Reggimento Aves (Aviazione dell’Esercito) di Rimini; Alessandro Panella, 41 anni, residente a San Diego, in California; Luigi Zabara, 43 anni, residente a Castro dei Volsci (Frosinone). L'accusa contro di loro è quella di aver “cagionato con crudeltà la morte dell’inferiore in grado allievo-paracadutista Emanuele Scieri”.
Secondo quanto riportato dall'avviso di conclusione di indagini a carico dei tre, la notte in cui il 26enne è morto lo avrebbero incontrato mentre stava per fare una telefonata con il cellulare prima di entrare in camerata e dopo avergli fatto notare che telefonare era vietato lo avrebbero costretto a “effettuare subito numerose flessioni sulle braccia" e "mentre le eseguiva lo avrebbero colpito "con pugni sulla schiena" comprimendogli "le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia”.
Mentre l'allievo paracadutista tentava di salire sarebbe stato “seguito dal Caporale Panella che, appena raggiunto, per fargli perdere la presa", lo avrebbe "percosso dall’interno della scala… così facendo, a causa dell’insostenibile stress emotivo e fisico subìto, provocato dai tre superiori, Scieri " avrebbe perso la presa precipitando "al suolo da un’altezza non inferiore a 5 metri, in tal modo riportando lesioni gravissime”. Sebbene avessero constatato che Lele era gravemente ferito, ma ancora in vita, invece di soccorrerlo lo avrebbero abbandonato "sul posto agonizzante” e, così, ne avrebbero determinato la morte".
L'avviso di conclusione dell'indagine prelude, presumibilmente, il rinvio a giudizio dei tre indagati. "Sono anni che aspettiamo questi momenti. È una notizia che ci rincuora e ci dà fiducia nella giustizia. Si può partire da questo punto, ma siamo solo all'inizio. Ci auguriamo adesso che chi sta procedendo lo faccia con la stessa determinazione fino alla fine". Lo ha detto all'ANSA Isabella Guarino, mamma di Emanuele, Lele, Scieri.