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Emanuele, 24 anni, è un ex balbuziente: “Bullizzato per anni, vi racconto come sono guarito”

La storia di Emanuele Giuseppe Adiletta, 24enne studente universitario originario di Napoli ed ex balbuziente: “In realtà parlare di guarigione è sbagliato, la balbuzie è una compagna sempre presente, ma che si impara a controllare. Ecco come ci sono riuscito io e oggi aiuto i bambini ad affrontare questa difficoltà”.
A cura di Ida Artiaco
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Emanuele Giuseppe Adiletta, 24 anni (Facebook).
Emanuele Giuseppe Adiletta, 24 anni (Facebook).
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"Non è vero che dalla balbuzie non si può guarire, io ne sono l'esempio". A parlare è Emanuele Giuseppe Adiletta, 24 anni, originario di Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli. Oltre a studiare psicologia all'università di Chieti, aiuta i bambini balbuzienti a superare questo problema e in alcuni casi anche a prevenirlo, tramite l'associazione di cui fa parte, Crescere Parlando Onlus, grazie alla quale lui per primo è riuscito a dare una svolta alla sua vita e a tornare a parlare normalmente. "La balbuzie – spiega a Fanpage.it – è un problema che spesso non si riesce a capire. Ce ne sono di diversi tipi, ma tutti noi abbiamo un cosa in comune: è un nostro modo per dire che non ce la facciamo, uno scudo che usiamo quando ci troviamo in situazioni che richiedono una forte responsabilità e ci sentiamo troppo piccoli per affrontarla. Ma se ne può uscire con un po' di impegno e tanto coraggio".

Emanuele ha cominciato a balbettare quando aveva 4 anni. "Ho visto vari specialisti – ha raccontato -, ma il vero problema non era tanto il fatto che non riuscissi a parlare ma che spesso mi sentivo dire che non c'era un protocollo di cure. Basti pensare che è ritenuta malattia inguaribile secondo ICD-10 – Portale Italiano delle Classificazioni Sanitarie. Durante gli anni del liceo sono spesso stato vittima di episodi di bullismo. D'altronde, la balbuzie come ogni forma minoritaria è esposta alla possibilità di essere derisa da coetanei e compagni di classe, che nella maggior parte dei casi non conoscono bene il disturbo. Venivo emarginato, nessuno dialogava con me. Purtroppo però anche i docenti lo hanno fatto. Spesso mi è capitato che i miei insegnanti cominciassero a sbuffare durante le mie interrogazioni o semplicemente mi chiedessero di mettere tutto per iscritto, perché non ero in grado di parlare e non potevo metterci 40 minuti per rispondere ad una domanda".

Poi è arrivata la svolta. "Avevo 16 anni circa e la mia prima fidanzata mi aveva lasciato. Fu allora che decisi di prendere in mano il problema e affrontarlo, non volevo più apparire strano agli occhi degli altri. Ho conosciuto la mia associazione e il fondatore Flaviano, e tramite loro questo metodo inventato da un altro ex balbuziente, Giuseppe Coppola. Nel giro di 15 giorni ho superato la bulbuzie, più tempo mi ci è voluto per convincermi che questa non serviva alla mia vita. Parlare di guarigione è sbagliato, la balbuzie in realtà è una compagna sempre presente, ma che si impara a controllare. È anche uno scudo, dietro il quale ci si nasconde quando ci si sente a disagio. È come un mal di stomaco, è qualcosa che arriva da dentro e che si deve poter gestire". Per questo, oggi è impegnato nella sensibilizzazione di questo disturbo e nella prevenzione soprattutto nei più piccoli: "La balbuzie è un problema sociale – ha concluso Emanuele – che tutti devono conoscere, dalle famiglie agli insegnanti. Io lavoro molto con i più piccolo per prevenire l'insorgere del problema, prima che tecnico diventi psicologico. Io, insieme ad altre centinaia di persone che ho conosciuto tramite la Onlus, sono la dimostrazione che la balbuzie si può superare, basta metterci la giusta dose di impegno a essere la persona che si sogna di essere per fare passi avanti. Smettere si può".

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