Emanuela Orlandi: parenti contestano il Papa
La lettera al Papa
Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, il fratello Pietro non ha mai perso la speranza, arrivando a lanciare una petizione online e ad inviare un’accorata lettera al Papa. Questo il testo della missiva:
Sua Santità, mi rivolgo a Lei nella sua duplice veste di capo di Stato e di rappresentante di Cristo in terra, per chiederLe di porre in essere tutto ciò che è umanamente possibile per accertare la verità sulla sorte della Sua connazionale Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il sequestro di una ragazzina è offesa gravissima ai valori religiosi e della convivenza civile: a Emanuela è stata fatta l’ingiustizia più grande, le è stata negata la possibilità di scegliere della propria vita. Confido in un Suo forte e ispirato intervento perchè, dopo 28 anni, gli organi preposti all’accertamento della verità (interni ed esterni allo Stato Vaticano) mettano in atto ogni azione e deliberazione utili a fare chiarezza sull’accaduto. Un gesto così cristiano non farebbe che dare luce al Suo altissimo magistero, liberando la famiglia di Emanuela e i tanti che le hanno voluto bene dalla straziante condanna a un’attesa perenne”.
La scomparsa di Emanuela Orlandi
Questa mattina, durante l’Angelus della domenica di Benedetto XVI, i parenti di Emanuela Orlandi aspettavano che il Papa parlasse del caso. Al termine della Messa, nessun cenno alla vicenda, così parenti e amici hanno dato vita ad una contestazione. La quindicenne Emanuela sparì nel nulla nel giugno del 1983. Si recava a scuola, quella mattina, quando fu fermata da un uomo a bordo di una Bmw che le offriva un’allettante proposta di lavoro come rappresentante di cosmetici. Dell’episodio si ha notizia perché la ragazza chiamò a casa spiegando tutto ai genitori: voleva il loro permesso prima di accettare il lavoro. Quella sarà l’ultima telefonata di Emanuela. Nel caso sono stati coinvolti esponenti della banda della Magliana, lo Stato Vaticano e lo Stato Italiano. Secondo le testimonianze di un vigile urbano, l’uomo che avvicinò la ragazza era Enrico De Pedis, criminale della banda della Magliana latitante all’estero. Secondo Sabrina Minardi, ex compagna del latitante De Pedis, la Orlandi fu rapita su ordine di Monsignor Paul Marcinkus e uccisa successivamente. Si arriva, così, al giugno 2011, quando un agente del sismi dichiara che Emanuela è ancora viva ma rinchiusa in un manicomio inglese. La giovane sarebbe stata rapita e portata di forza in manicomio per atto di ritorsione verso il padre, che sarebbe a conoscenza di affari loschi legati al riciclaggio di denaro sporco e all’Antonveneta.