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Emanuela Orlandi, chiesto il dossier segreto del Vaticano, la Santa Sede dice no: “Già detto tutto”

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa a Roma nel 1983, ha fatto richiesta di accesso ai documenti relativi alla scomparsa della sorella e custoditi in Vaticano. Dalla Santa Sede, Monsignor Angelo Becciu, risponde: “Abbiamo già detto tutto”. L’esistenza del dossier segreto era emersa durante il processo ‘Vatileaks’.
A cura di Angela Marino
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Nel corso della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” è stato mostrato uno strumento che potrebbe essere quello che la cittadina vaticana aveva con sé quando sparì misteriosamente nel 1983. Il flauto ritrovato dopo una segnalazione anonima.

"Non possiamo fare altro che condividere, simpatizzare e prendere a cuore la sofferenza dei familiari. Non so se la magistratura italiana abbia nuovi elementi, ma da parte vaticana non c'è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto". Monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana nega che dalla Santa Sede possano emergere documenti che portino a riaprire il caso di Emanuela Orlandi, scomparsa a 15 anni, il 22 giugno del 1983 a Roma. Le dichiarazioni di monsignor seguono di poche ore la presentazione di un‘istanza di accesso agli atti per poter visionare i documenti relativi al caso di Emanuela custoditi nell'archivio di Stato vaticano.

Alla vigilia del 34esimo anniversario della scomparsa della studentessa vaticana, il fratello Pietro ha deciso – dopo essere venuto a conoscenza dell'esistenza di un dossier che riguarda Emanuela emersa nel corso del processo Vatileaks – di presentare la richiesta. Nelle pagine del documento, emerso nel 2012 grazie alle dichiarazioni di due testimoni  si legge che "tutta la dolorosa storia (di Emanuela Orlandi) fu seguita a fondo direttamente dalla segreteria di Stato". Una notizia che potrebbe svelare delle novità sul ruolo esercitato dalla Chiesa nella vicenda della misteriosa sparizione della ragazza. L'unico a poter intercedere ora è Pietro Parolin, il Segretario di Stato che Papa Francesco ha voluto per sostituire il cardinale Tarcisio Bertone.

Trentaquattro anni di segreti

Emanuela, figlia 15enne di Ercole, il messo pontificio di papa Wojtyla, scomparve un mercoledì di una afosa giornata di giugno, dopo una lezione alla scuola di musica che frequentava in piazza,  Sant'Apollinare a Roma. Poco meno di mese dopo il rapimento, il 5 luglio, un uomo telefonò alla sala stampa della Santa Sede dicendo di aver preso Emanuela e chiedendo un canale diretto con il con il cardinale Casaroli per trattare il rilascio della ragazza in cambio della scarcerazione di Ali Agca, il terrorista che aveva tentato di uccidere papa Giovanni Paolo II. L'uomo, il cui marcato accento anglofono gli aveva guadagnato il soprannome de ‘l'Americano', chiamo circa 16 volte rivendicando anche il rapimento di Mirella Gregori, coetanea di Emanuela scomparsa anche lei da Roma il maggio 1983.

Il Vaticano e la Magliana

Le telefonate che adducevano false prove dell'esistenza in vita di Emanuela, sono state ritenute un depistaggio. Ventitré anni dopo un pentito della Banda della Magliana dichiarò che erano stati i membri della organizzazione criminale romana a prendere la ragazza. Dichiarazione confermata anche da Sabrina Minardi, ex amante del boss Enrico De Pedis, detto Renatino, le cui spoglie sono state sepolte nella Basilica di Sant'Apollinare. L'ex donna della mala romana dichiarò che Emanuela sarebbe stata rapita da ‘Renatino' su ordine del cardinale Paul Marcinkus, all'epoca guida dello IOR, la banca vaticana. Un altro testimone, Marco Fassoni Accetti, poi ritenuto inattendibile dalla Procura, dichiarò che Emanuela era stata rapita a scopo di ricatto nel contesto di una guerra tra fazioni politicamente avverse del Vaticano.

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