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Elsa Merlino, la ragazza che ferma le ruspe blocca un altro cantiere sul fiume Torre

Elsa Merlino, che fermò le ruspe sull’alveo del fiume Torre in Friuli, blocca un altro cantiere: “Chiediamo nuove perizie sull’intero progetto di disboscamento”
A cura di Elia Cavarzan
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A Percoto, in provincia di Udine, l'apicoltore Gabriele Filiputti aveva notato a inizio settimana delle consistenti movimentazioni di ruspe e macchinari per il disboscamento sulla sponda del fiume Torre a duecento metri da casa sua. Ha preso il telefono e ha chiamato lei, Elsa Merlino, la studentessa universitaria di Scienze Ambientali che la scorsa primavera, sempre lungo l'argine, aveva bloccato un cantiere sospetto all'interno di un sito ARIA, Area di Rilevante Interesse Ambientale.

In seguito alla telefonata tra i due è scattata subito la mobilitazione tra i cittadini e nel giro di 24 ore le ruspe si erano ritirate a data da destinarsi. Ad ascoltare gli attivisti anche il sindaco Beppino Govetto, sindaco di Pavia di Udine. Questa volta però, il cantiere sarebbe del tutto regolare ed Elsa Merlino auspica ad un "cambio di passo sistemico per tutelare il fiume Torre".

"Stavamo già monitorando questi lavori perché si tratterebbe di un progetto di sfoltimento e pulizia dell'alveo risalente al 12 dicembre del 2012 e molti cittadini erano da tempo contrari all'intera operazione in quanto chiedevano che ci fosse un aggiornamento del progetto con nuove perizie e nuove valutazioni ambientali", spiega Elsa Merlino.

"In dieci anni l'alveo del Torre è cambiato moltissimo ed è diventato la dimora per moltissime specie animali", continua la giovane studentessa e attivista, "sciacalli dorati, faine, gatti selvatici, cinghiali, caprioli, tassi e insetti impollinatori. I fiumi sono dei veri e propri corridoi ecologici tra mare e montagna. Noi non siamo ingegneri fluviali e non possiamo giudicare le valutazioni sullo sfoltimento del Torre che in molti tratti risulta essere necessario, ma chiediamo che le nostre istanze vengano ascoltate all'insegna del dialogo e della tutela della biodiversità".

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Gli attivisti, pronti a fondare un comitato, chiedono nuove perizie e un dialogo aperto con la Regione. Da parte loro, sarebbe già pronta una proposta per preservare gli ecosistemi sulle sponde: procedere con lo sghiaiamento dell'alveo per abbassare il corso del fiume. "La paura", spiegano, "è che in caso di piena del torrente, l’acqua raggiunga pericolosamente i campi e alcune abitazioni presenti a pochi metri dagli stessi. Il letto del torrente negli ultimi anni si è infatti alzato di circa 7 metri, raggiungendo l'altezza delle stesse sponde". Proprio per queste ragioni sembra più urgente procedere con lo sghiaiamento anziché con il disboscamento delle anse compromettendone la biodiversità.

Le ruspe intanto se ne sono andate, segno forse dell'avvio di un nuovo tavolo di confronto e studio approfondito delle operazioni di messa in sicurezza delle sponde del fiume Torre.

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