John Elkann, il giovane capo della Fiat che sarà ricordato per aver abbracciato l'America e abbandonato l'Italia insieme a Sergio Marchionne, se n'è uscito con una frase emblematica, rappresentativa di un certo modo di pensare della pseudo classe dirigente del nostro Paese. Parlando agli studenti di una scuola superiore del Nord Italia egli ha dichiarato che nel nostro Paese le opportunità di lavoro «esistono». Ma che, guarda un poco «il problema dei giovani è che non hanno la giusta determinazione a trovare un lavoro. Forse perché «non ne hanno bisogno o forse perché non hanno la giusta ambizione». Chiediamo scusa, presidente. Ma vale la pena ricordarle che non tutti sono figli di Margherita Agnelli e di Alain Elkann e nipoti di Gianni Agnelli.
Non tutti i ragazzi italiani hanno avuto la possibilità di studiare in un liceo di Parigi e al tempo stesso fare la "gavetta" (si, certo, come no) nelle fabbriche di famiglia. Sa, molti di noi si devono sobbarcare fatica e debiti lunghi una generazione, devono sudare per pagare il mutuo e al tempo stesso non saltare gli esami all'università per evitare di finire fuori corso. Molti di noi se sono fuorisede devono pagarsi un affitto lavorando, devono saltare o il pranzo o la cena. Devono farsi il segno della croce e pregare iddio o qualche altra divinità per trovare, dopo la laurea coi massimi voti, uno schifoso posto sottopagato all'ombra di un potente. Magari uno di quei potenti rampolli di nobili casati italiani, molto propensi a prender quattrini dallo Stato quando ce n'è bisogno e meno propensi a dare. Per piacere, stia zitto, Elkann. Non parli di un Paese e di una generazione che non conosce, che non capisce.