Elisa, uccisa dal marito con 30 coltellate a Torino. Il parroco: “Il male è arrivato qui”
A differenza del resto della città, avvolta da un tiepido sole, la mattina di sabato 13 gennaio nel quartiere di Borgo Filadelfia a Torino è stata caratterizzata da nebbia e freddo, sotto lo zero. Alcuni fogli stampati in A4, attaccati sotto il citofono dove Elisa Scavone ha vissuto con il marito Lorenzo Sofia per molti anni e dove lui l'ha uccisa con circa 30 coltellate, informano i vicini di casa che ci sarà un momento di preghiera organizzato alle 12 davanti alla Madonnina di Lourdes, che dal 1978 occupa un posto centrale nel cortile circondato dai palazzi.
Qui Don Andreiy, ucraino da 10 anni in Italia, si prepara per il momento di raccoglimento e preghiera. Arrivano una ventina di fedeli, che conoscevano di vista Lorenzo Sofia, molto noto per via della sua attività di gommista, condotta fino a 10 anni fa, quando ha passato il testimone a suo figlio.
"Siamo qui per pregare perché è quello che facciamo noi cristiani quando arriva il male. Il male è arrivato qui e preghiamo per Elisa, perché la sua anima venga accolta dal nostro Signore. E preghiamo anche per Lorenzo, perché possa ricevere la misericordia di Dio", ha spiegato a Fanpage.it.
Intorno al piccolo santuario ci sono alcuni anziani dediti alla cura del giardino antistante, che si affaccia sul parcheggio per le auto, i vialetti e i cassonetti della raccolta differenziata. A terra musicassette, cornici, vecchi mobili pronti per il ritiro. Uno di loro conosce Lorenzo Sofia da 35 anni. "Siamo stati amici", dice, ma non se la sente di farsi intervistare con la telecamera. Preferisce affidare a qualche aneddoto il racconto della sua conoscenza con Lorenzo Sofia.
"Era un grande lavoratore – spiega mentre trattiene le lacrime – ed era un caro amico. Vivo nello stesso palazzo in cui è successo tutto. Ricordo quando è venuto ad aprire il suo negozio da gommista, era una persona con cui si poteva parlare. E poi Elisa… non se lo meritava. Una brava persona, l'ho vista tre quattro giorni fa all'Esselunga… sono cose che non devono succedere. Conosco bene anche il figlio, che ha preso il gommista, e l'altra figlia, che è avvocato e adesso vive a Brescia. Avevano anche tre nipoti".
Lorenzo Sofia, che tutti nel quartiere conoscevano come Enzo, era stato ricoverato una decina di anni fa in una clinica per disturbi mentali. "Prendeva molti farmaci – racconta un altro amico, che mormora mentre spazza il vialetto in pietra di fronte al santuario della Madonna di Lourdes – lo tenevano troppo dentro casa".