L'omicidio di Elisa Claps

Elisa Claps, parla il fratello 30 anni dopo l’omicidio: “Non ci accontentiamo di una verità parziale”

La chiesa a Potenza in cui è stato ritrovato il corpo di Elisa Claps è stata riaperta al culto, tra lo sdegno della famiglia, poche settimane prima del trentesimo anniversario della scomparsa della ragazza. L’intervista di Fanpage.it al fratello Gildo: “Folle farlo in questo momento, dobbiamo prenderla come una provocazione?”.
A cura di Peppe Pace
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Gildo Claps e sua sorella Elisa
Gildo Claps e sua sorella Elisa
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Il 12 settembre del 1993 Elisa Claps, 16 anni, veniva uccisa da Danilo Restivo. Il cadavere, rimasto nascosto per 17 lunghi anni nell'oscurità del sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove Elisa si era recata il giorno della scomparsa, è stato ritrovato il 17 marzo 2010.

Da allora quella chiesa è rimasta chiusa per "lavori di ristrutturazione", fino allo scorso 24 agosto, quando l'arcidiocesi ha deciso di riaprirla al culto tra le polemiche e lo scontento della famiglia Claps, in particolare di suo fratello Gildo: "Davvero folle farlo in questo momento, come dobbiamo prenderla? – così Gildo Claps ai microfoni di Fanpage.it -. Come una provocazione? Come un affronto? La mia famiglia si è sempre detta disponibile ad assicurare la propria neutralità rispetto alla riapertura della chiesa della Santissima Trinità, a patto che la Chiesa si assumesse, mediante un'unica dichiarazione, le proprie responsabilità sia per i ritardi del ritrovamento e sia per quello che è accaduto all'alba e nelle settimane successive. Negare questo passaggio vuol dire andare a inficiare quella battaglia per la verità e la giustizia che la nostra famiglia ha portato avanti per 30 anni. Che sia la città a dimostrare che non si accontenta di una verità parziale, il primo modo per dimostrarlo è non entrare in quella chiesa".

Sulla parete posteriore della navata sinistra della parrocchia compare anche un marmo in memoria di don Mimì Sabia, parroco della chiesa della Santissima Trinità all'epoca dei fatti e morto pochi anni prima del ritrovamento del corpo di Elisa Claps. La targa celebra, in latino, le virtù pedagogiche del sacerdote, ricordato come un “grande formatore di adolescenti”.

"La targa è stata un'altra cosa terribile, io non sapevo nemmeno ci fosse, fu messa nel 2008, poco prima del ritrovamento del corpo di Elisa nel sottotetto. Sulla figura di don Mimì si addensano infiniti dubbi e ombre, se questi sono gli esempi di pedagoghi nella Chiesa, rabbrividisco al pensiero che i giovani debbano ascoltarli", ci spiega Gildo.

Elisa Claps
Elisa Claps

Elisa Claps è una ferita ancora aperta per la città di Potenza, da molti dipinta come una città omertosa, sonnacchiosa e spesso insensibile, ma qualcosa è cambiato, proprio alla vigilia dei 30 anni dalla morte di Elisa:

"Ho percepito un fenomeno nuovo, una sorta di catarsi, è come se per la prima volta la città abbia preso coscienza dell'accaduto, del dolore che abbiamo dovuto sopportare e soprattutto dei tanti colpevoli silenzi e omissioni che fanno da contorno a questa storia. Credo sia dovuto molto al podcast ‘Dove nessuno guarda, il caso Elisa Claps' di Pablo Trincia. C'è una consapevolezza nuova, perché questa vicenda è stata troppo diluita nel tempo e ciascuno ne ha preso un frammento. Il merito del podcast è stato di mettere insieme questi 30 anni e di raccontarli in maniera coinvolgente dal punto di vista emotivo ma anche estremamente puntuale dal punto di vista investigativo, perché ha fatto luce su tanti aspetti che alla maggior parte delle persone non erano ancora chiari", ha continuato il fratello della giovane uccisa.

Si tratterebbe dunque, dopo 30 anni di battaglie per la verità e la giustizia, di un vero e proprio passaggio del testimone alle nuove generazioni, un processo che si perfezionerà con la pubblicazione del libro "Sono io Elisa Claps" di Mariagrazia Zaccagnino, contenente i diari inediti di Elisa, e con la messa in onda ad ottobre su Rai 1 della serie TV "Per Elisa, il caso Claps", con la regia di Marco Pontecorvo.

"Dopo 30 anni – prosegue Gildo – è come un passaggio di testimone della memoria di Elisa che abbiamo conservato e tramandato in questi anni, adesso è la città che deve dimostrare che non si accontenta di una verità parziale e il primo modo per dimostrarlo è cogliere l'invito che ho fatto a tutti: non entrate in quella chiesa. Deve rimanere un mausoleo vuoto. Questa battaglia e questo esercizio di memoria continuo che abbiamo fatto perché di Elisa restasse il ricordo passa ai giovani, ai ragazzi affinché vadano avanti loro. Per noi è arrivato il momento di mettere un punto, dopo 30 anni".

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