Eleonora e Daniele uccisi a Lecce, 79 coltellate inferte ai due fidanzati: “Mai vista tanta ferocia”
Settantanove coltellate per uccidere Eleonora Manta e Daniele De Santis, i due fidanzati assassinati a Lecce il 21 settembre 2020 nella loro abitazione. L'assassino reo confesso, il 22 Antonio De Marco, ha inferto 41 colpi su di lei e 38 su di lui. "Mai vista tanta ferocia su un essere umano" ha dichiarato il medico anatomopatologo Roberto Vaglio davanti alla Corte d'Assise. Il professionista che effettuò l'autopsia sui corpi dei giovani fidanzati è stato chiamato nella giornata di oggi 5 ottobre a riferire le sue valutazioni in aula. Ascoltata durante l'udienza anche una vicina di casa dei due fidanzati: la donna è stata ascoltata in qualità di teste del processo. In aula ha parlato di "rumori simili a quelli di un terremoto"
La testimonianza dei vicini di casa di Eleonora e Daniele
Il compagno della donna ascoltata oggi era già stato sentito in occasione dell'udienza precedente il 6 luglio. Ai magistrati ha riferito di aver urlato dalla porta di casa, riferendo all'assassino che avrebbe chiamato la polizia. I due coniugi non aprirono per paura dopo aver visto quanto stava accadendo dallo spioncino. La compagna invece ha riferito di aver sentito forti rumori prima di udire le urla della ragazza. "Cosa stai facendo? Ci stai ammazzando" avrebbe urlato prima di tentare la fuga. La ragazza, raggiunta da De Marco, è stata poi accoltellata più volte fino alla morte.
La testimonianza dell'amica di Eleonora
Ascoltata come teste nella giornata di oggi anche un'amica di Eleonora che ha invece riferito le paure della ragazza riguardo alcuni comportamenti strani di De Marco. Durante la convivenza nello stesso appartamento, infatti, il 22enne avrebbe più volte mostrato atteggiamenti aggressivi nei confronti dei due con un particolare astio nei confronti della ragazza. Inoltre, spesso non ricambiava i saluti rivolti dai due coinquilini durante il giorno. Proprio Eleonora ha chiesto al fidanzato Daniele di parlare con De Marco per indurlo a lasciare l'appartamento in vista di una futura convivenza di coppia. Questo avrebbe incrementato l'odio che lo studente di infermieristica provava per la coppia. "Erano troppo felici" ha riferito nel tentativo di trovare un movente dietro l'efferato omicidio. In un diario progettava il piano per torturare e poi uccidere i due senza lasciare sue tracce. "Non è colpa mia se nessuno mi ama" scriveva nel tentativo di giustificare, forse anche a se stesso, i pensieri crudeli che metteva nero su bianco.