Elena Del Pozzo vittima di una morte lenta: “La bimba ha in qualche modo tentato di opporsi”
La piccola Elena del Pozzo ha provato a salvarsi quel terribile pomeriggio in cui la mamma Martina Patti l’ha uccisa a coltellate e poi l’ha seppellita in un terreno vicino casa a Mascalucia prima di tornare nell’abitazione e inscenare il finto rapimento. È quanto sostengono gli inquirenti alla luce delle risultanze fin qui raccolte dagli investigatori sul luogo del delitto e dalle analisi scientifiche dei Ris dei carabinieri.
Secondo quanto ricostruito dal Gip nelle 15 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la mamma 23enne, rea confessa dell'assassinio della figlia, Martina Patti “ha inferto più colpi di arma da punta e da taglio alla piccola Elena, che è stata vittima di una morte violenta particolarmente cruenta e probabilmente anche lenta, alla quale è anche verosimile ritenere, in mancanza di emergenze di segno difforme, che abbia in qualche modo e anche solo istintivamente tentato di opporsi e sfuggire”.
La piccola però non ha potuto fare nulla contro la determinazione omicida della madre che, secondo il gip, ha confermato in ogni suo gesto prima e dopo il delitto. “Martina Patti voleva uccidere e si era rappresentata l'evento morte come unica conseguenza al suo gesto premeditato” sottolinea il giudice, ritenendo che l’indagata, si trovasse perfettamente “in condizioni fisiche e psichiche idonee all'agire”.
Anche se la donna continua a ripetere di non ricordare tutto, di essere stata in preda a una sorte di confusione mentale, e addirittura di essersi girata perché “non volevo guardare”, al momento delle coltellate mortali a Elena, per il Gip la mamma era “lucida” e aveva premeditato tutto ancora prima di andare a prendere la bimba all’asilo.
“Non ricordo di avere deciso di andare nel campo prima di uscire. Non ricordo cosa sia passato nella mia mente quando ho colpito mia figlia, anzi posso dire che non mi è passato nessun pensiero, era come se in quel momento fossi stata una persona diversa” ha spiegato Martina Patti, rivelando: “Quando ho colpito Elena avevo una forza che non avevo mai percepito prima, non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo, forse era ferma ma ho un ricordo molto annebbiato”.
La donna però ha ammesso di aver preso la pala prima di uscire, così come ha portato con sé i sacchi della spazzatura in cui ha messo il cadavere della figlioletta. Comportamenti la cui “unica spiegazione logica e plausibile”, secondo gli inquirenti, è “che Elena sia stata vittima di un preordinato gesto criminoso, meditato e studiato dalla madre”.
La donna “già a partire quanto meno dalle ore 13 si era infatti procurata gli attrezzi per scavare la buca, aveva individuato un luogo impervio e isolato dove seppellire il cadavere”, inoltre “uscendo da casa in compagnia della figlia ancora viva, aveva portato con sé un coltello e ben cinque sacchi della spazzatura necessari per la completa esecuzione del delitto, aveva poi occultato l'arma” sottolinea il gip.
Infine la mamma ha condotto un “lucido depistaggio dopo essersi ‘ricomposta'”. Una “condotta che non appare minimamente estemporanea ma che risulta meditata e studiata e conseguenza di una estrema lucidità”.