Oggi Elena Del Pozzo avrebbe compiuto 5 anni. Li avrebbe compiuti se la sua esistenza non fosse stata spezzata per mano di sua madre.
Domani sarà passato un mese. Un mese da quando Martina Patti portava sua figlia Elena Del Pozzo in un campo vicino alla loro abitazione. Con la scusa di fare uno dei giochi che praticava da bambina, la incappucciava con un sacco nero e la massacrava a morte con undici coltellate. Soltanto una mortale.
Non si è mai fermata. Non lo ha fatto neppure quando la piccola ha provato a sottrarsi al suo terribile destino. L’autopsia ha rilevato sui palmi delle sue mani visibili ed evidenti segni riconducibili ad una reazione da difesa. Dopo averla condannata ad una lunga agonia, l’ha probabilmente seppellita ancora viva.
Per poi raccontare la storia di un commando fatto di uomini con il volto coperto che le avrebbero rapito la bambina. Ma sciaguratamente era stata lei, e soltanto lei, a incappucciare sua figlia prima di ucciderla.
Oggi Elena non potrà soffiare su nessuna candelina né sentirà qualcuno cantarle tanti auguri. Nessuna festa di compleanno e nessun regalo da scartare.
Perché una madre ha scordato di essere madre in una notte di inizio estate? Forse non lo sapremo mai.
E forse neppure vorremmo saperlo mai. Purtroppo, è sempre il cattivo a fare la storia. Ma resta un dato incontrovertibile. La morte non è capace di eliminare la fermezza dei ricordi.
Abbiamo imparato a conoscere Elena in quel video replicato all’infinito dai media mentre si getta tra le braccia di Martina all’uscita dall’asilo. Sì, Martina perché madre ha perso il diritto di esserlo quel maledetto 13 giugno 2022. Una ragazza descritta da tutti come normale. Ma che cosa c’è di normale in un così terribile fatto di sangue?
Pantaloncini gialli, maglietta bianca disegnata e zainetto fucsia. Capelli raccolti in una treccia ormai scomposta e che lasciava i riccioli a incorniciarle il volto. Così Elena correva con la spensieratezza e la vitalità di chi ha cinque anni e un’infanzia ancora da spendere tra giochi e sogni.
Ricorderemo sempre Elena nei frame delle telecamere di sorveglianza mentre era accoccolata al braccio di Martina sul sedile lato passeggero nel tragitto verso la loro abitazione. Non dimenticheremo di come prima di morire abbia chiesto alla madre un budino al cioccolato. Il suo preferito. Non sapendo, però, che sarebbe stato l’ultimo. L’ultimo pasto del condannato a morte.
Cerchiamo di immaginare cosa Elena può aver pensato, oltreché provato, mentre Martina la colpiva. L’ho fatta arrabbiare? Perché mia madre mi sta picchiando? Come posso difendermi? Era inerme e non aveva ancora compiuto cinque anni.
Un atroce e interminabile dolore. Probabilmente, ed è auspicabile, non si è resa conto che avrebbe perso la sua vita per mano di chi gliel’aveva donata.
Morire a cinque anni è inaccettabile violenza alla vita. Per questa ragione è proprio con la memoria della piccola Elena che a un mese di distanza dalla tragedia si percepisce il bisogno di raccontare la storia.
“Elena era una bambina che quando ti prendeva a giocare non ti lasciava più. Era speciale e affettuosa”. Queste le struggenti parole della nonna.
Alla piccola Del Pozzo piaceva Frozen, come a tutte le sue coetanee. Del resto, a quell’età chi non vorrebbe vivere in un regno di ghiaccio e possedere poteri magici come la principessa Elsa. Da grande avrebbe voluto fare la dottoressa, proprio come Vanessa Del Pozzo, la zia paterna. Che, amorosamente, chiamava zia Bubu.
Quella zia che per farla sognare le aveva fatto indossare il suo camice da infermiera per poi immortalare il momento in uno scatto. Vanessa, quello "zia Bubu", se lo era anche tatuato sul braccio destro. Ancora. Zia e nipote, insieme, si facevano video durante i loro viaggi in auto canticchiando sulle note di Irama.
Oggi resta una straziante tristezza. Elena di nemici non ne aveva o, almeno, credeva di non avere avuto il tempo di farsene. Eppure, è stata uccisa esattamente un mese fa in maniera balorda e vigliacca da chi avrebbe dovuto amarla più di ogni altra cosa al mondo: sua madre. Buon compleanno Elena, resterai sempre nel cuore di tutti noi.