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Elena Ceste: storia di un omicidio premeditato

Elena Ceste, legali Buoninconti presentano ricorso dopo condanna a 30 anni

I legali di Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste condannato in primo grado per il suo omicidio, hanno depositato presso la Corte d’Appello di Torino due ricorsi dai quali, secondo la difesa, emergono nuovi importanti elementi.
A cura di Susanna Picone
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Michele Buoninconti condannato per l'omicidio di Elena Ceste.
Michele Buoninconti condannato per l'omicidio di Elena Ceste.
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È stato depositato questa mattina il ricorso alla Corte d’Appello d’Assise di Torino per la condanna a 30 anni inflitta in primo grado, ad Asti, a Michele Buoninconti, l’uomo in carcere per l’omicidio della moglie Elena Ceste. In realtà i ricorsi, come appreso dall’Ansa, sono due: uno dell’avvocato Enrico Scolari e uno del collega Giuseppe Marazzita. “I ricorsi depositati sono due, distinti e complementari – ha spiegato l’avvocato Scolari -. Ognuno tratta diverse argomentazioni”. Nel suo ricorso l’avvocato Scolari ha spiegato di aver trattato aspetti più scientifici dai quali, a suo dire, “emergono nuovi importanti elementi”. Michele Buoninconti, arrestato un anno dopo la scomparsa della moglie Elena Ceste, è attualmente in carcere a Verbania. Oltre al processo e alla condanna per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Elena Ceste nei mesi scorsi l’ex vigile del fuoco si è presentato in tribunale per un altro procedimento, quello per l’aggressione a una troupe televisiva della trasmissione “Porta a Porta”. Processo che si è chiuso comunque con una assoluzione in quanto “il fatto non è più previsto come reato”.

L’omicidio di Elena Ceste e la condanna di Michele Buoninconti

Elena Ceste è scomparsa il 24 gennaio del 2014 da Costigliole d’Asti ed è stata ritrovata cadavere il 18 ottobre successivo in un corso d’acqua a pochi chilometri di distanza dalla casa in cui viveva col marito Michele Buoninconti e i loro figli. La “certezza scientifica” del modo in cui è stata uccisa non c'è, ma si propende per uno strangolamento. Secondo i giudici che hanno condannato a 30 anni Michele Buoninconti per omicidio, il delitto di Elena Ceste ha avuto una “lunga incubazione” nella mente dell’uomo. Nelle motivazioni della condanna i giudici hanno scritto che Buoninconti avrebbe pensato di uccidere la moglie nell’autunno del 2013 perché “esasperato” dal timore che Elena cercasse di “evadere” dalla routine familiare. Buoninconti avrebbe agito “con straordinaria freddezza” commettendo probabilmente “un unico errore”. Il riferimento va alle chiamate fatte al cellulare della moglie il 24 gennaio 2014, giorno del delitto, evidentemente per cercare l'apparecchio: l'analisi delle celle telefoniche dimostra che era “nell'area del ritrovamento del corpo di Elena in un orario compatibile con il successivo sviluppo dei fatti”. Per l’aggressione alla troupe tv Buoninconti è tornato in tribunale lo scorso febbraio.

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