Elena Cecchettin: “La scomparsa di Giulia e il messaggio di mio fratello al mattino: ho capito subito”
“Non ho intenzione di lasciare le mie battaglie. Non è per Giulia: non mi sottraggo al compito che oggi mi tocca ma non voglio nemmeno che la mia vita diventi una funzione di quel che è successo a mia sorella. E neppure vorrei che mia sorella fosse ricordata solo in relazione al suo assassino: è morta perché voleva essere indipendente, per la sua libertà. È un paradosso che il suo nome resti legato a quello di chi l’ha uccisa. Giulia è anche un simbolo della battaglia contro il femminicidio. Anche, non solo”.
A parlare è Elena Cecchettin, 24 anni, solo due in più della sorella Giulia uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre scorso. Elena Cecchettin, prima ancora che la sorella venisse ritrovata senza vita, non ha evitato le telecamere e ha detto con forza quello in cui crede, e per questo è stata anche criticata da qualcuno. Critiche che però, come la giovane ammette in una lunga intervista a Repubblica, non la toccano minimamente.
Elena Cecchettin nell’intervista parla della sorella vittima di femminicidio, del dolore per quanto accaduto – “Avrei voluto sopportare dieci volte il dolore che deve aver sofferto Giulia. Sarei morta al suo posto, sarei morta per difenderla” dice – ricordando sempre che “chi uccide è sempre la punta dell’iceberg”.
“Ma misoginia e sessismo sono autorizzati dalla società, profondamente patriarcale. Si possono fare centinaia di esempi. Se una ragazza ha avuto molti partner non è considerata allo stesso modo di un ragazzo. Come ti vesti, come ti comporti. Non è uguale il giudizio. Sono pensieri radicati eppure sminuiti, banalizzati perché appaiono, appunto, normali. Il controllo comincia sempre dietro la maschera dell’aiuto, della cura. Si normalizzano da principio atteggiamenti che sembrano lievi, poi via via peggiori. Bisogna iniziare a puntare il dito sulle cose piccole. Lo svalutare le donne, per esempio”, spiega.
Ricordando come l'educazione sia fondamentale: “Se lo Stato non investe in questo ha fallito il suo compito ed è complice, sì. Complice del sessismo e della misoginia diffuse che possono sfociare in violenza estrema”. Educazione anche per gli adulti: “Servono campagne di sensibilizzazione, spot in tv che parlino ai più anziani – continua Elena Cecchettin – . La violenza di genere deve diventare un tabù, socialmente inammissibile. La prevenzione deve diventare un dovere individuale. Come per la lotta ai tumori. Mia nonna ha 75 anni e grazie alle campagne degli ultimi anni sa che deve farsi regolarmente mammografie. Quando aveva vent’anni come ne ho io adesso questo non succedeva”.
La sera della scomparsa di sua sorella Elena era a Vienna, dove studia microbiologia. “Ci siamo scritte fino alle dieci e mezza di sera. Parlavamo di vestiti, Giulia stava scegliendo quello per la laurea. Sapevo che era con lui, ci siamo scambiate messaggi mentre erano insieme. Fino alle 22.30, appunto. Poi le ho scritto e lei non ha visualizzato. Non mi sono preoccupata, era sabato sera, erano fuori. Ho pensato magari le si è scaricato il telefono. All’una e mezza mio padre ha scritto nella chat di famiglia: Giulia, dove sei? Sono andata a letto e non riuscivo a dormire, sono molto ansiosa, quella notte avevo un’oppressione tremenda. Alle otto di mattina arriva un messaggio di mio fratello che mi chiede sai dov’è la Giuli, non è tornata a casa. Ero in bagno, sono scoppiata a piangere. Ho capito subito”.
Aveva capito, aggiunge, che le era successo qualcosa. “Non riuscivo a mangiare, non facevo che piangere. Io lo so come sono queste dinamiche, le conosco bene: so come si comporta una persona morbosa di gelosia che ti isola, che non ha amici, che non ama il suo lavoro e ti dice ‘tu sei tutto per me sei la luce’. È un copione sempre identico. Poi certo non tutti i possessivi diventano assassini ma è sempre così che comincia”.
Elena Cecchettin a sua sorella Giulia aveva detto che aveva paura di Turetta e del suo comportamento. Sapeva che quella era una relazione di controllo e di abuso: “Ma all’inizio di una storia scusi tutto. Lui voleva essere presente in ogni cosa della vita di Giulia. Lei non poteva uscire con le amiche senza dirlo, quasi dovesse chiedere permesso. Non le lasciava spazio, non voleva che lei avesse una vita al di fuori di lui. Alla mia festa di compleanno avevo invitato solo lei. Lui ha tormentato di messaggi Giulia per tutta la sera e poi ha scritto anche a me”.
Elena cercava di tenere a distanza Turetta: “Una volta mi ha cercata al telefono perché Giulia non gli rispondeva. Inizialmente gli ho risposto dicendogli ‘lasciale un po’ di aria, lasciala stare’. Lui insisteva. Alla fine l’ho bloccato”. E Giulia si era accorta che qualcosa non andava, “ma come fai a immaginare che la persona con cui stai possa farti del male”.
E ancora, racconta: “Giulia aveva sempre paura di deludere le persone. Ci sono cose di cui non ha parlato nemmeno con le amiche, magari a dirle ti vergogni. Adesso mi chiedo: sarà stato anche violento e lei non lo ha detto a nessuno? Lui la ricattava a livello emotivo, le diceva se mi lasci mi ammazzo, non ho nessun altro che te”.
Sul discorso della laurea – Giulia Cecchettin e Filippo Turetta frequentavano la stessa facoltà ma la ragazza aveva ormai concluso il suo percorso di studi – Elena dice che è vero che Turetta non voleva che lei si laureasse prima di lui. “È stato il motivo della loro prima rottura. All’università lui andava male, a febbraio le aveva detto: rallenta gli esami, non voglio che ti laurei prima di me. È stato lì che Giulia lo ha lasciato. C’era però una vacanza a Praga programmata, avevano già i biglietti, mia sorella ha deciso di dargli un’ultima possibilità. Sono tornati insieme per due mesi, lo ha lasciato di nuovo a luglio”.
Ma Giulia – spiega ancora Elena – era una persona buona, che aveva paura che lui potesse farsi del male, e voleva proteggerlo.