Tutelare la presunta vittima. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di non farne il nome, nel raccontare la storia di una donna che avrebbe subito molestie da un senatore della Repubblica. Non l’abbiamo fatto perché, purtroppo, sapevamo cosa sarebbe successo se l’avessimo fatto: la sua vita privata sarebbe stata scandagliata, la sua reputazione infangata, il tutto per mettere in discussione la sua storia, per distrarre l’attenzione dal fatto in sé e rivolgerlo alla persona oggetto di presunte molestie.
Questo è quel che è stato fatto stamattina dal quotidiano Domani, che ha scelto di pubblicare quello che per loro è il nome della presunta vittima, e che anziché provare a indagare sulla storia di presunte molestie oggetto dell’inchiesta del team Backstair di Fanpage, e che tanto sta facendo discutere in questi giorni, ha deciso di scandagliare la vita privata di una persona, alla ricerca di episodi che ne minino la credibilità.
Al netto delle risultanze che ha trovato Domani – due assoluzioni: una per prescrizione e una perché il fatto non sussiste, cosa che rendono pulita, sino a prova contraria, la fedina penale della persona in questione -, appare singolare che un articolo che sin dal titolo ha l’obiettivo di mettere in dubbio la credibilità di una presunta vittima di molestie e della testata giornalistica che ne ha raccolto e ha dato voce alla sua testimonianza finisca per confermare i riscontri oggettivi che il team d’inchiesta di Fanpage ha ricostruito nei mesi scorsi.
Prima fra tutte, la questione della denuncia contro ignoti depositata dal Senatore il giorno 29 novembre 2021, tredici giorni dopo il secondo incontro con la presunta vittima di molestie, per la quale una persona ha subito una perquisizione domestica ordinata il 7 dicembre e consumatasi il 14 gennaio da parte di una sezione anti-crimine della Polizia di Stato. Perquisizione che – lo conferma anche Domani – ha dato esito negativo e a seguito della quale il pm ha chiesto l’archiviazione del procedimento, richiesta a cui non ci risulta i legali del Senatore si siano opposti.
Come abbiamo detto anche in un precedente articolo, la sproporzione tra i motivi per cui questa denuncia viene depositata – alcuni messaggi su Facebook – e la celerità con cui essa viene posta in essere, hanno alimentato in noi la convinzione che tale atto fosse di natura intimidatoria nei confronti della persona che voleva denunciare una molestia perpetrata ai suoi danni in un incontro in cui, sono parole dello stesso avvocato del senatore a noi riferite in una conversazione privata, “qualcosa è andato storto”.
In una vicenda su cui c’è ancora molto da chiarire, insomma, non ci avventureremmo a dare lezioni di giornalismo a colleghi. Quel che tuttavia ci teniamo a rimarcare, questo sì, è la violenza inferta, via social e a mezzo stampa, a una persona che, fino a prova contraria, ha alle spalle un'assoluzione perché il fatto non sussiste e una per intervenuta prescrizione.
Quando vi chiedete perché per una donna è così difficile denunciare, ecco: ripensate a quanto sta accadendo in questi giorni, in queste ore, e datevi una risposta.