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Eataly, spunta l’inchiesta dei lavoratori

Un gruppo di lavoratori del gruppo Eataly di Oscar Farinetti pubblica un’inchiesta interna sulle condizioni di lavoro. Ma c’è l’accordo con i sindacati per regolarizzare i contratti.
A cura di Michele Azzu
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Sembrava tutto risolto per i lavoratori Eataly di Firenze, che lo scorso 31 agosto avevano condotto un presidio (coi Cobas) fuori dalle porte. Si era raggiunto l’accordo sui contratti, erano arrivati – finalmente – i sindacati. E invece no. Perché oggi sul sito di Clash City Workers – firma di attivisti che da anni porta avanti un bel lavoro sulle realtà del precariato – compare una “inchiesta dei lavoratori”, che riprende dettagliatamente le vicende dei mesi scorsi.

Di che si parla? “Eataly attualmente ha l'80% dei lavoratori a contratto interinale, o determinato, e il 20% a tempo indeterminato. L'esatto contrario di quello che prevede la legge”, spiegavano ai microfoni di Fanpage.it i lavoratori dei Cobas ad agosto. Il “casus belli” sarebbe dunque principalmente sui contratti: Eataly sembra avere avuto alte percentuali di lavoratori somministrati e determinati fra le file dei propri centri in tutta Italia. Scrivono i lavoratori nel documento: “Abbiamo notato che la direzione rinnovava i nostri contratti con una differenziazione stupefacente, pur trattandosi di lavori dello stesso tipo e svolti nello stesso reparto: contratti interinali, contratti d’apprendistato, contratti a tempo determinato e, in minima parte, contratti a tempo indeterminato. Accanto alla differenziazione sopra citata, se ne aggiungeva un’altra, dovuta al fatto che anche il monte ore assegnatoci variava da dipendente a dipendente: 20 ore, 24 ore, 30 ore, 40 ore o a forfait”.

Contratti e orari di lavoro a Eataly

I contratti, dunque, gli orari di lavoro. L’apparente poco interesse dei sindacati – situazione comune nel mondo della grande distribuzione – che arrivano poco prima della protesta. E, sui limiti dei contratti, l’essere andati: “Ben oltre i limiti imposti dal Contratto Nazionale (CCNL)”, ricorda ancora il documento pubblicato oggi. Eppure doveva essere tutto risolto. Già, perché dopo il tentativo di sciopero, era arrivata la Cgil a prendere accordi direttamente con Oscar Farinetti e con suo figlio Francesco, amministratore delegato. Ad agosto su 97 dipendenti erano 22 quelli con un contratto indeterminato, cioè l’assunzione vera e propria. Dopo l’accordo coi sindacati l’impegno è di portare gli assunti a 72. In tre passaggi: a ottobre, a dicembre, a gennaio. Anche a Bari, dopo alcune proteste, Eataly aveva regolarizzato i contratti, assumendo 67 persone e altre 65 come apprendisti (un contratto, nelle tutele, quasi indeterminato).

Insomma, sembra che alle proteste l’azienda abbia saputo rispondere. Lo ribadisce oggi lo stesso Oscar Farinetti, patron dell’azienda, su L’Huffington Post: “Accuse false e terribili che danneggiano l'immagine di Eataly, lanciate da tre persone che non riflettono in nessun modo l'opinione dei dipendenti”. E aggiunge: “Negli store la media degli assunti a tempo indeterminato è l'80% e nel punto vendita di Firenze presto assumeremo 50 persone, una decisione che non è avvenuta grazie alle proteste di questi ragazzi iscritti ai Cobas ma che avevamo concordato da tempo con la Cgil”. Sarà vero come dice Farinetti. Eppure questi contratti arrivano adesso, la regolarizzazione in base ai limiti del contratto nazionale arriva dopo un accordo con la Cgil che è stato necessario. Gli stessi sindacati, stando al documento di oggi, sembrano assenti – o lo sono stati – dalla realtà di Eataly. Che viene considerata da Farinetti come: “Una famiglia”, come ripete più volte. E laddove il rapporto coi propri dipendenti è diretto, spesso gli intermediari sindacali non ci sono. Con tutti i rischi del caso, per chi lavora che per chi dirige.

C’è poi quel foglio, mostrato a Fanpage.it, con la lista completa dei lavoratori, e accanto al nome di ognuno lo spazio per la propria firma, dove si ribadiva la posizione dell’azienda. Una pratica che tutto sembra, meno che figlia di dinamiche sindacali consolidate. Dinamiche che arrivano ora, assieme alle nuove assunzioni per regolarizzare i dipendenti di Firenze. Forse è la volta buona per i contratti dei lavoratori.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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