Earth Day, i Carabinieri Forestali: “L’uomo sta estinguendo piante e animali a un ritmo mai visto”
Quando, lo scorso 20 marzo, l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha diffuso il suo ultimo rapporto sui cambiamenti climatici il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato l'ennesimo severissimo monito: "L'umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente". Secondo gli scienziati, infatti, lo stato di salute del pianeta è drammatico e in costante peggioramento. L'amento dell'emissioni di gas serra sta già scatenando il caos tra siccità estreme, carestie, alluvioni disastrose e incendi mai visti.
Nel frattempo sempre gli scienziati ci avvertono che stiamo continuando distruggere biodiversità. Secondo l'ONU, il pianeta sta perdendo 4,7 milioni di ettari di foreste ogni anno, un'area più grande della Danimarca. Si stima inoltre che circa un milione di specie animali e vegetali siano oggi a rischio di scomparire per sempre, e non è un caso che si parli ormai esplicitamente di sesta estinzione di massa, la più rapida della storia della Terra. La quinta, per la cronaca, riguardò quasi tutti i dinosauri 66 milioni di anni fa, e si completò in 300mila anni.
Gli allarmi della comunità scientifica continuano a rimanere inascoltati e gli sforzi dei governi, soprattutto di quelli dei Paesi ricchi, sono largamente insufficienti ad invertire la rotta. Per questo l’Earth Day, la Giornata della Terra, rappresenta oggi un'occasione da non perdere per ricordare che la nostra "casa comune" sta andando a fuoco. Fanpage.it ha intervistato chi, insieme agli scienziati, agli attivisti e a milioni di cittadini attenti e responsabili, contribuisce ogni giorno a domare l'incendio: Raffaele Manicone, Generale del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, a capo di un gruppo di uomini e donne impegnato quotidianamente a difendere la straordinaria biodiversità animale e vegetale presente sul territorio italiano.
Oggi si celebra l'Earth Day, la giornata mondiale della terra. Mai come stavolta è importante parlarne. In che modo i Carabinieri Forestali contribuiscono alla difesa della nostra casa comune?
Quella dei Carabinieri Forestali è l'amministrazione che ha ereditato il Corpo Forestale dello Stato e che è impegnata nella conservazione della natura da ormai 200 anni. Il nostro lavoro è fondato innanzitutto sulla conoscenza: operiamo su tutto il territorio nazionale e mentre in passato abbiamo svolto anche attività di gestione diretta, ad esempio nella realizzazione dei rimboschimenti, oggi siamo diventati un corpo di polizia a tutti gli effetti che svolge attività di contrasto ai reati ambientali, crimini che sono estremamente disarticolati: si passa dai tagli boschivi e forestali abusivi agli incendi dolosi e colposi, dagli sversamenti inquinanti all'abbandono dei rifiuti.
Lei coordina il raggruppamento dei carabinieri sulla biodiversità. Qual è la vostra mission?
Ci occupiamo non tanto e non solo della repressione dei reati ma anche della gestione diretta di 130 riserve naturali dello Stato e 20 aree demaniali, per una superficie totale di 130mila ettari distribuiti su tutto il territorio nazionale. Custodiamo i "gioielli di famiglia" italiani, le aree verdi più importanti del nostro Paese. Accanto all'attività di gestione c'è quella di studio, senza dimenticare la promozione delle buone pratiche di riferimento per tutti gli attori coinvolti nella gestione delle aree protette. L'aspetto che più ci interessa tuttavia è l'educazione alla legalità ambientale: ogni anno accogliamo oltre un milione di cittadini nelle nostre riserve. Ragazzi, ma anche e soprattutto adulti. Ci rivolgiamo a tutti e lo facciamo attraverso attività di educazione ambientale. Fino al 25 aprile, ad esempio, saremo al Galoppatoio di Villa Borghese e sulla Terrazza del Pincio di Roma, con delle giornate ricche di iniziative dedicate alla tutela del Pianeta e alla difesa della Biodiversità, per creare e diffondere una maggiore sensibilizzazione verso l’ambiente attraverso la condivisione, il divertimento e la conoscenza. Parleremo di riciclo dei rifiuti, riuso, dissesto idrogeologico, conoscenza delle foreste vetuste, studio degli animali, dagli insetti ai grandi carnivori. Cercheremo di farlo discostandoci da una visione disneyana: vogliamo invece apportare un contributo scientifico più rigoroso possibile.
Gli scienziati ci dicono da anni che siamo i responsabili della sesta estinzione di massa. Di questo fenomeno avete contezza anche nel vostro lavoro?
Assolutamente sì. La perdita costante di biodiversità rappresenta un dato di fatto incontrovertibile. Intendiamoci: l'estinzione delle specie è un fenomeno naturale. Dopo essere comparsi, animali e piante si sono sempre estinti negli ultimi tre miliardi di anni e questo è avvenuto perché la natura è estremamente dinamica.
Cosa è cambiato, dunque?
È cambiata la velocità di estinzione delle specie, che è tra le cento e le mille volte superiore rispetto al passato a causa delle attività umane. Noi lo constatiamo anche nel nostro lavoro. Ancora una volta invito a distaccarci da una visione romantica e disneyana della natura, pensando solo ai grandi mammiferi come il leone, la lince o il lupo; queste estinzioni riguardano soprattutto specie sconosciute, ad esempio insetti, rettili o uccelli. Gli insetti, ad esempio, sono fondamentali nell'economia di una foresta. Se non ci fossero loro non esisterebbero neppure gli alberi. Penso ad esempio alla Rosalia Alpina, che a lei non dirà nulla, ma è un coleottero fondamentale per la trasformazione delle sostanze organiche. La sua estinzione sarebbe un cataclisma.
Quali sono i reati che più di frequente che vi capita di contrastare?
I reati ambientali sono estremamente vari e disarticolati. In questo momento, ad esempio, registriamo un gran numero di crimini legati alla povertà, come il furto della legna. Molte persone vanno nei boschi e tagliano in maniera indiscriminata legname nel tentativo di guadagnare qualcosa, causando danni estremamente importanti. Ci sono poi i reati legati agli incendi boschivi dolosi e colposi senza dimenticare il maltrattamento degli animali, le costruzioni abusive e naturalmente il traffico illecito dei rifiuti praticato dalle organizzazioni criminali. La repressione dei reati ambientali però non è il nostro obiettivo principale e ci vede sempre sconfitti: arrestare chi inquina un fiume purtroppo non ci restituirà le caratteristiche originali di quel corso d'acqua. Il nostro impegno quindi non può limitarsi alla repressione, ma deve concentrarsi soprattutto sulla prevenzione. I reati ambientali non devono verificarsi.
Nei giorni scorsi il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha firmato un'ordinanza di abbattimento dell'orso JJ4. Qual è la sua opinione in merito?
Si tratta di una questione estremamente complessa. L'Ispra, braccio scientifico del Ministero dell'Ambiente, sta affrontando il problema. Posso solo dire che attorno a questo tema sono al lavoro le migliori menti italiane. La soluzione che troveranno sarà sicuramente la migliore possibile.